Mark Steyn – LA STRANA MORTE DELL’OCCIDENTE PROGRESSISTA

Mark Steyn – LA STRANA MORTE DELL’OCCIDENTE PROGRESSISTA

The Telegraph, 22 marzo 2005

Io sono, come direbbe Tony Blair, profondamente appassionatamente personalmente contrario all’aborto. Ma diversamente da lui, penso che l’aborto debba essere una questione politica ed elettorale. Non per le mie convinzioni personali, che hanno poca importanza. Io penso che quelli che chiamiamo “aborti tardivi” siano in realtà “omicidi della prim’ora”, ma se tu non accetti l’idea che sia stata distrutta una vita umana, la mia profonda appassionata personale contrarietà all’aborto non ti smuoverà di un millimetro. Questo è il punto dove i cosiddetti politici progressisti come Blair e John Kerry mostrano tutto il loro ritardo: l’aborto non è una “questione di coscienza individuale su cui confrontarsi”, ma un aspetto cruciale delle sfide politiche del nostro tempo.

Infatti, non c’è questione che l’Unione Europea si trovi ad affrontare, dall’immigrazione alla bancarotta dei sistemi pensionistici, che non abbia al cuore una causa talmente evidente da abbagliare: un’immensa mancanza di bambini. Potrei capire la riluttanza da parte dei nostri politici ridanciani a giocare il ruolo delle cassandre, ma il fatto è che in tutte le altre aree della politica pubblica i nostri governanti abbracciano scenari da giudizio universale. La maggior parte delle proiezioni ventennali sul riscaldamento del pianeta o sulle politiche energetiche sono ridicolmente teoriche. Mancano di prendere in considerazione il più importante di tutti i fattori: l’inventiva umana: “Non possiamo sfamare il mondo!”, strepitano. Ma con le nostre capacità possiamo sviluppare metodi agricoli più efficienti. “Il petrolio si esaurirà a partire dal 2000!”. Ma possiamo sviluppare nuovi metodi di estrazione che ci permettano di procuracene quanto basta fino a quando ne avremmo bisogno.

L’inventiva umana, tuttavia, dipende dagli uomini: è questa è l’unica cosa che stiamo veramente esaurendo. Quando vogliamo prevedere il futuro, i tassi di natalità sono quanto più si avvicini ai “duri dati” delle scienze esatte. Se nel 2005 nasce solo un milione di bambini, è difficile avere due milioni di adulti nella forza lavoro nel 2025 (o nel 2033, o nel 2041, o quando avranno terminato i corsi universitari in gestione della paura, razzismo sistemico o studi sull’omosessualità). Se questo non è un problema politico, cos’è? Per ricordare solo l’angolo più malconcio del reame, qual’è il futuro a lungo termine del Partito Nazionalista Scozzese se non ci sono più cittadini scozzesi?

Quando parlai della scarsità di nascite in precedenti occasioni, i sostenitori dell’aborto insistevano che fosse dovuta ad altri fattori: il generale declino della fertilità che caratterizza le società avanzate, o le elevate imposte che rendono proibitivo e dispendioso per le famiglie numerose vivere nelle società materialmente ricche. Ma questo è un po’ come argomentare se venga prima l’uovo o la gallina – in questo caso, se venga prima la mancanza di uova o la scheletrica vecchia gallina, cioè la donna disperata perché non riesce ad avere il suo unico bambino programmato a 48 anni. Quanto l’aborto influisca sul calo della fertilità degli europei è discutibile. Ma ciò che dovrebbe essere ovvio è che il modo con cui Blair tratta la questione dell’aborto, come una questione di scelta personale, è in se stessa sintomatica della più ampia crisi dell’Occidente morente.

A partire dal 1945, una miriade di interventi governativi (pensioni di stato, sussidi all’educazione, altissime imposte da pagare su tutto) hanno spezzato a tal punto i tradizionali modelli di solidarietà intergenerazionale, che in Europa oggi un bambino è diventato un optional del proprio stile di vita. Conseguenza: nel 2050 la popolazione dell’Estonia sarà crollata del 52%, quella della Bulgaria del 36%, quella dell’Italia del 22%. Gli iper-razionalisti dell’Europa post-cristiana si rivelano del tutto irrazionali: qual’è il significato di aver creato una utopia secolare, se è destinata a durare una sola generazione?

Dopo l’undici settembre iniziai a scrivere su uno degli aspetti più curiosi di questa nuova guerra: l’assicurazione data ai martiri islamisti che 72 vergini erano pronte ad attenderli per offrirgli piaceri sensuali in eterno. La nozione che l’aldilà sia un bordello ben organizzato è molto imbarazzante per il mondo giudaico-cristiano, e suggerii che gli americani non crederebbero mai a qualcuno che gli prospettasse un paradiso programmato solo per soddisfare gli sconfinati piaceri mondani.

Riflettendo più attentamente, mi sono però reso conto che, se gli islamici sono banali nel ritrarre l’aldilà puramente in termini di autogratificazione dei sensi, noi siamo altrettanto riduttivi nel misurare l’aldiqua nello stesso modo. L’America durante la settimana santa si è attivata freneticamente per impedire la morte per fame di una donna cerebrolesa, imposta dal tribunale per nessun’altra ragione, se non che la sua esistenza era un inconveniente per il marito. In Inghilterra due medici hanno evitato di essere processati per aver praticato l’aborto ad un caso di bambino malato che sarebbe nato con un palato spaccato, guaribile, perché secondo le autorità avevano agito “in buona fede”.

Si possono leggere storie simili in quasi ogni angolo del mondo sviluppato, eccetto l’Olanda, dove l’eutanasia è così avanzata che è una notizia se un bambino riesce ad uscire indenne da un reparto maternità. Come riportava il New York Times l’altro giorno: “La vita dei neonati che si prevede breve e sofferente dovrebbe essere terminata da medici secondo rigidi protocolli, affermano due dottori in Olanda”. I dottori, Eduard Verhagen e Pieter Sauer del centro medico universitario di Groningen, in un saggio pubblicato sul New England Journal of Medicine, affermano di aver sviluppato delle linee guida, conosciute come il protocollo Groningen.

Ah, meno male che c’è il protocollo! Chissà perché in questi casi gli scienziati mostrano così poca fiducia nel progresso scientifico. È probabile che molti difetti di nascita, non solo il labbro leporino, saranno curabili e correggibili nei prossimi decenni. Ma una volta che si iniziano a soppesare tra loro i valori relativi delle vite individuali, è impossibile fermarsi ad un certo punto. Molti di questi problemi derivano dal fatto che la liberalizzazione dell’aborto ha ridefinito la vita come “una scelta”, un’opzione.

In pratica, una cultura che pensa che la vita di Terri Schiavo in Florida o del bambino con il labbro leporino nell’Herefordshire non abbia valore, finisce per togliere valore alla vita in generale. Da qui l’avvizzito tasso di fertilità in Europa e in America: John Kerry ha vinto nei 16 stati con il tasso di nascite più basso; George W. Bush ha conquistato 25 dei 26 stati con quello più alto.

Alle comunità degli shakers del diciannovesimo secolo era vietata la procreazione, e potevano aumentare il loro numero solo con le conversioni. L’euro-canadese-democratico partito assistenzialista secolarista sembra aver scelto volontariamente lo stesso tipo di predicazione, ed è vicino ad incontrare lo stesso destino. La cultura del martirio del radicalismo islamico conduce letteralmente ad un punto morto. Ma lo stesso vale per la smaliziata cultura della morte del post-cristiano narcisismo radicale. È questa la questione politica che determinerà la sorte di tutte le altre: è la demografia, stupido! 

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