ARRIVA IL LIBRO PIU’ AMATO DALLA FALLACI

ARRIVA IL LIBRO PIU’ AMATO DALLA FALLACI

Libero, 23 marzo 2007

Alexandre Del Valle, giovane studioso francese di origini italiane, è considerato uno dei migliori esperti di terrorismo islamico e di problemi geopolitici del Medio Oriente. In questi giorni l’editore Solinum di Castellazzo Bormida (Alessandria) pubblica il suo libro Il totalitarismo islamista all’assalto delle democrazie, la traduzione aggiornata di un suo coraggioso best-seller uscito in Francia nel 2002, che Oriana Fallaci aveva elogiato in maniera entusiastica.

La tesi centrale del libro, definito nella prefazione di Gianni Baget Bozzo “una enciclopedia dell’Islam fondamentalista”, è che, dopo il totalitarismo bruno basato sulla lotta delle razze e il totalitarismo rosso basato sulla lotta di classe, l’Occidente deve affrontare un totalitarismo “verde”, quello islamico, che si fonda sulla lotta tra le civiltà e le religioni.

Sulla base degli insegnamenti dei grandi autori liberali, come Hannah Arendt, Raymond Aron, Friedrich von Hayek e Karl Popper, lo studioso italo-francese dimostra in maniera convincente che il fondamentalismo islamico presenta tutte le caratteristiche dei movimenti totalitari: la confusione tra i campi della politica e della società civile, la mobilitazione totale e permanente, la fuga in avanti nell’estremismo, la scomparsa della distinzione tra civili e militari, il rifiuto dell’individualismo, il terrore di massa, il fine che giustifica i mezzi, il ricorso alla menzogna, il fanatismo ideologico, la demonizzazione di un nemico (l’Occidente giudeo-crociato) giudicato responsabile di tutti i mali di cui soffrirebbero le nazioni islamiche umiliate.

Per raggiungere la vittoria il totalitarismo islamico dispone di molte carte a suo favore: le più grandi riserve di petrolio del mondo; una determinazione senza limiti, che spinge generazioni di islamisti a preferire la morte alla vita; una demografia conquistatrice; e la paura che l’ascesa ineluttabile dell’islamismo suscita nell’infeconda Europa post-coloniale. La vecchia Europa, infatti, sembra terrorizzata psicologicamente e pronta a tutte le debolezze e a tutte le negazioni pur di calmare i seguaci del totalitarismo islamista. Questo atteggiamento remissivo, spiega Del Valle, non fa che accentuare tra i fondamentalisti la rappresentazione sprezzante di un’Europa in declino, scristianizzata, senza solidi valori e colpita da una generalizzata sindrome di Stoccolma, quel fenomeno psicologico di sottomissione volontaria e di paura che spinge a difendere i propri carnefici.

Gli islamisti sono abili nel sfruttare la colpevolizzazione dell’uomo “bianco-giudeo-cristiano”, e sanno di poter contare sulla collaborazione di tanti occidentali pervasi dall’“odio di sé”. La fascinazione per l’Islam, diffusa soprattutto tra le elite politiche e intellettuali, è un prodotto della crisi di coscienza europea. L’islamofilia, spiega Del Valle, nasce ai tempi dell’Illuminismo come riflesso dello spirito di rivolta contro la civiltà giudeo-cristiana, la Bibbia, la Chiesa cattolica e l’Ancien Régime, perché fu l’Europa cattolica e “oscurantista”, avversata dai Lumi, che resistette e scacciò l’islam dal nostro continente. Volendo far tabula rasa del proprio passato, gli europei post-cristiani proiettano nell’islam l’immagine di vittima della detestata Europa di un tempo. Nell’immaginario occidentale moderno l’Islam gode quindi del vantaggio di non essere stato intaccato dagli stereotipi negativi che, a partire dall’età moderna, hanno preso di mira il Cristianesimo.

Le vere ragioni profonde della mancata reazione europea agli assalti del totalitarismo islamista vanno quindi ricercate nella scarsa autostima e nell’alienazione dalla propria cultura storica, che secondo molti europei non meriterebbe più di essere difesa e preservata. Buona parte dell’Occidente, scrive Del Valle, non solamente non crede più in se stesso, ma si detesta inconsciamente e desidera scomparire collettivamente in uno slancio autopurificatore e riparatore, come il suicida che vuole farla finita con se stesso a forza di detestarsi e svalutarsi. Questo masochismo redentore ed espiatorio degli occidentali, frutto della tendenza a dubitare della propria civiltà e a flagellarsi di continuo, costituisce una irresistibile esortazione alla liberazione delle pulsioni più sadiche e aggressive del totalitarismo islamista.

Se l’Europa persiste nei suoi atteggiamenti autodistruttivi, accettando un’immigrazione incontrollata dai paesi islamici e permettendo agli imam di predicare liberamente l’odio, potrebbe sorgere nel mezzo delle società europee una nuova cortina di ferro culturale e ideologica. Favorite dall’ideologia multiculturalista, in molte città europee stanno infatti nascendo delle aree abitate da musulmani inaccessibili anche alle forze di polizia. Da questi ghetti ceduti agli islamici potrebbe divampare in un futuro non troppo lontano l’insurrezione o addirittura la guerra civile. Quelle del Libano e della ex Yugoslavia, avverte Del Valle, sono cominciate così.

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