Descrizione
Trionfano l’economia e la finanza globalizzate, ma crescono le disuguaglianze tra i pochi che accumulano fortune enormi e le masse dei diseredati. E, con la crisi dello stato sociale, diventa sempre più difficile garantire il rispetto della dignità degli umili – e di conseguenza anche quella dei ricchi e dei potenti.
In tale situazione, come si può garantire la giustizia sociale evitando le turbolenze dei più poveri? Una risposta l’hanno data, in un’epoca curiosamente simile alla nostra, alcuni tra i grandi miliardari americani d’inizio Novecento: la loro buona novella era la filantropia, che oggi ispira capitani d’industria e finanzieri come Bill Gates e George Soros, politici come Bill Clinton, divi del rock e star del cinema, e persino le multinazionali impegnate nella corporate philanthropy.
Il più lucido e coerente apostolo della filantropia è probabilmente Andrew Carnegie, il magnate americano dell’inizio del secolo scorso che ha esposto la sua ricetta in un saggio denso e appassionato, Il Vangelo della ricchezza. Nel presentarlo ai lettori italiani, Francesco Magris ne illustra i presupposti storici e filosofici, e soprattutto mette a confronto i suoi ideali (a cominciare dalla difesa della tassa di successione) con quelli che ispirano le versioni attuali della filantropia.
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