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GUGLIELMO PIOMBINI – La Teoria Liberale Della Lotta Di Classe

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 10,00

Contrariamente alla visione marxiana, il vero scontro di classe è tra produttori privati (tax-payers) e classe politico-burocratica (tax-consumers)

Edizioni: Il Fenicottero   Anno: 1999   pag. 69

Esaurito

COD: 018-39 Categoria:

Descrizione

 

 

1 recensione per GUGLIELMO PIOMBINI – La Teoria Liberale Della Lotta Di Classe

  1. Libreria del Ponte

    Recensione di Carlo Stagnaro

    Mai come oggi, a dieci anni dal crollo del Muro di Berlino, il nome di Karl Marx è stato tanto esaltato e glorificato. Fa particolarmente piacere, allora, trovare in un libro che ci è simpatico fin dal titolo: “La teoria liberale della lotta di classe”. Se poi guardiamo all’autore, il libro ci è ancora più simpatico: egli è infatti Guglielmo Piombini, vecchia conoscenza dei lettori de la Padania, anima di Enclave e affermato studioso del libertarismo e della società americana. L’editore, infine, completa questo felice quadretto: si tratta infatti de “il Fenicottero”, lo stesso che periodicamente dà alle stampe la prestigiosa rivista Federalismo & Libertà.

    Se il libro, dunque, gode di tutti i presupposti per piacerci, la sua lettura più approfondita non fa che confermare tale giudizio e, anzi, lo migliora. In maniera breve e incisiva, Piombini letteralmente demolisce la teoria marxiana della lotta di classe, negandone addirittura il postulato fondamentale: ovvero che la società sia divisa nelle classi identificate dai teorici del socialismo, e che queste classi siano contemporaneamente coese al proprio interno e in rapporti conflittuali le une con le altre. “Non vi è ragione di pensare – scrive l’autore – che i membri di una qualsiasi classe siano spinti ad agire a vantaggio di essa invece che di se stessi”. In un contesto di libero mercato, infatti, ogni tipo di scambio è (per definizione) conveniente per tutti, altrimenti chi si ritiene svantaggiato si rifiuta di prendervi parte (non essendovi obbligato). Se io compro il libro di Piombini, significa che per me tale libro ha più valore delle 20,000 lire che mi costa; e se il libraio me lo vende significa che lui, al contrario, dà un valore superiore al mio denaro. Entrambi, alla fine dello scambio, siamo soddisfatti perché abbiamo ottenuto in maniera legittima e senza ricorrere alla violenza ciò che volevamo.

    Detto questo, lo studioso bolognese si chiede anche: è possibile, però, identificare delle classi di individui i cui rapporti siano invece naturalmente conflittuali? In altre parole, è possibile elaborare una teoria liberale della lotta di classe? La risposta è affermativa e, anzi, alcuni teorici liberali hanno già in passato prospettato un simile scenario: ben prima di Marx. Pensatori come Comte, Dunoyer, Calhoun e via via fino ad arrivare a Gordon Tullock e Murray Rothbard hanno chiaramente individuato due classi di cittadini: quella dei produttori (tax payers) e quella dei “parassiti” (tax consumers). I primi sono tutti coloro – imprenditori, lavoratori, impiegati… – che producono reddito e sono sottoposti a tassazione. I secondi, per contro, sono quelli che vivono proprio grazie alla tassazione: i politici in primo luogo.

    La vera lotta di classe, allora, è quella tra chi paga le tasse (perché vi è costretto) e chi invece quelle stesse tasse le incassa. Piombini non manca di sottolineare il nesso profondo che c’è tra la lotta di classe e le battaglie autonomiste: non di rado, infatti, esse traggono la propria linfa proprio dalla contestazione fiscale. I cittadini del Nord ne sanno qualcosa.

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