Leonardo Facco – Il Muro di Berlino e i suoi calcinacci

 13,00

A 30 anni dalla caduta del Muro di Berlino, cosa c’è da festeggiare?

Prefazione di PAOLO L. BERNARDINI
Con un saggio conclusivo di JAVIER MILEI

13 EURO, 164 PAGINE
TRAMEDORO EDIZIONI

 

 

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Descrizione

A trent’anni dal crollo del comunismo, Leonardo Facco spiega perché l’ideologia comunista continui a infestare il mondo.

L’America Latina, di cui l’autore è profondo conoscitore, ha giocato un ruolo chiave nella riorganizzazione del movimento comunista internazionale.

Il libro è arricchito da una bellissima prefazione del prof. Paolo L. Bernardini e da un magistrale saggio conclusivo dell’economista argentino di scuola austriaca Javier Milei.

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Crollati quei 155 Kilometri di Muro, nel 1989, sulle ceneri dei partiti comunisti sono sorte “nuove” formazioni politiche socialdemocratiche, che hanno ottenuto un seguito di massa, riuscendo nei diversi paesi a coprire ruoli di governo. I consensi elettorali raccolti dai postcomunisti sono legati in buona misura alle ovvie sofferenze sociali causate dai regimi precedenti, ma addossate al neoliberismo durante il timido passaggio all’economia di mercato. L’Ovest ha esportato ad Est la democrazia, non il capitalismo!

I neosocialisti hanno convinto le masse che una versione democratizzata del socialismo non sarebbe solo più umana, ma anche economicamente più produttiva ed efficiente.

Oggi, nel pieno dei festeggiamenti dei 30 anni della caduta del Muro di Berlino, ritengo ci sia poco da festeggiare, perché non ha schiacciato il comunismo e i comunisti! Anzi. Il suo crollo ha, paradossalmente, tolto all’Occidente un alibi per chiamare, ed additare, quell’ideologia criminale nel modo più appropriato: dittatura!

 

1 recensione per Leonardo Facco – Il Muro di Berlino e i suoi calcinacci

  1. Adalberto Ravazzani

    9 novembre 1989: una data cruciale, un giorno simbolico e di libertà. Quei 155 chilometri del Berlin Mauer furono distrutti e annientati. Con la caduta del Muro di Berlino apparentemente sembrò sgretolarsi e collassare la più crudele e la più contraddittoria tra tutte le ideologie: il comunismo. Si avverarono le teorie di Mises: già negli anni ‘20, l’economista austriaco andava affermando che il socialismo è, sia nella teoria che nella prassi, un sistema fallimentare poiché viene a mancare ogni perimetro di informazione reale, a partire dalla dinamica economica dei prezzi.

    9 novembre 1989: ondate di gioia e urla di libertà, accompagnate da un sonoro “requiescat in pace” per il marxismo ed i suoi derivati. Ma a discapito di ogni speranza non era altro che un’illusione. Per questo motivo è da encomiare la brillante opera di Leonardo Facco, scrittore, giornalista ed insuperabile penna del pensiero libertario:“ Il muro di Berlino e i suoi calcinacci-cosa c’è da festeggiare?”(Tramedoro edizioni, 2019).

    Il manuale, imbastito dal miglior inchiostro possibile, frutto della sagacia e dell’intelligenza di uno degli ultimi baluardi del libero pensiero, rappresenta una delle più agguerrite e metodiche antologie contro il marxismo e la sua egemonia culturale. Dalle macerie del Muro berlinese sono sorti, quindi, dei calcinacci e dei residui che hanno permesso il revival della feroce filosofia comunista, che Facco ha contributo a smontare a trecentosessanta gradi con l’analitica della Scuola Austriaca.

    Basti pensare ai pungoli ammuffiti della socialdemocrazia, imbevuta dall’umanistica della redistribuzione delle ricchezze, della giustizia sociale o del welfare, fallaci vesti comuniste profondamente radicate nella nostra società. Oppure l’ecologismo (nella sua forma attuale dei Friday’s for future”), che vuole porre limiti all’attività d’impresa, alla libertà economica e un freno alle possibilità esponenziali di progresso. Per non parlare dell’attuale e sessantottina egemonia culturale o dello stato dell’arte della lobby marxista, che ha colonizzato scuole, università, giornali e qualsiasi organo d’informazione.

    Questa sedimentazione “culturale” è possibile, secondo Facco, anche grazie all’apporto dei Vip da salotto e caviale, solidali e funzionali al potere nella sua forma più assoluta e farneticante. Come se non bastasse, Facco ha analizzato la drammatica situazione del comunismo sudamericano, una spina nel fianco per la libertà, da considerarsi come il centro nevralgico (insieme alla “teologia della liberazione”), dell’avanzata mondiale del collettivismo. Il libro rappresenta anche una coraggiosa apologia del capitalismo e del libero mercato, da considerarsi come due sistemi intrecciati e come le uniche due visioni del mondo possibili per garantire ricchezza, progresso, sviluppo, valore aggiunto ed ordini spontanei, al di là della pianificazione centralizzata e statalista.

    Difendendo il mercato con la sua brillante metodologia, Facco riduce in frantumi quell’inversione dei rapporti di predicazione che tenta di attribuire al liberismo tutti mali della società, elementi imputabili per altro al collettivismo, al paternalismo statalista e all’interventismo pubblico. Il libro è accompagnato da una prefazione di Paolo L. Bernardini e si conclude con uno straordinario saggio dell’economista libertario Javier Milei, mito indiscusso, studioso avanguardista e istrionico, che ha sottolineato la superiorità morale (ed estetica) del sistema capitalistico rispetto al socialismo. Un’opera che può essere considerata come uno scudo e una spada; un’arma capace di farci prendere coscienza dei tempi che stiamo attraversando.

    Un plauso all’autore per questa straordinaria pubblicazione.

    (11 novembre 2021)

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