NOVAK, MICHAEL – Questo Emisfero Di Liberta’

 14,46

Una filosofia delle Americhe

L’impresa privata come espressione dello spirito creativo dell’uomo, fatto a immagine di Dio creatore

Edizioni: Liberilibri   Anno: 1996   pag. 204

COD: 018-147 Categoria:

Descrizione

 

L’impresa privata come luogo d’incarnazione dello spirito creativo dell’uomo, fatto a immagine di Dio creatore; l’impresa come veicolo di elevazione materiale e morale, e come baluardo fra l’individuo e lo Stato onnipotente; il profitto non più “sterco del demonio” ma efficace strumento di liberazione dalla schiavitù della povertà. È questa affascinante proposta che Novak offre al pensiero sociale cattolico per il prossimo secolo, una proposta che sorprendentemente affonda le radici in una lunga tradizione cattolico-wigh, per troppo tempo misconosciuta. 
«L’opera di Novak è l’opera di un moralista sinceramente preoccupato del riscatto dei poveri. È l’opera di un economista che si rende conto che senza libero mercato – senza una cultura e senza valori che sostengono il libero mercato – non ci potranno essere né benessere né libertà. È l’opera di un polemista che toglie la maschera ai rappresentanti di quella “nuova classe” per i quali i poveri sono soltanto lo strumento del loro successo. È l’opera del capofila di quell’odierno cattolicesimo liberale che si pone nella grande tradizione dei Tocqueville, Rosmini, Röpke, Adenauer e Sturzo. E il lavoro di Novak è tanto più prezioso per la ragione che siffatta tradizione è stata combattuta ovunque dagli statalisti di destra e di sinistra, e in Italia pure da quei tanti cattolici i quali sono vissuti e vivono con l’accattonaggio di idee stataliste di destra e più spesso d’idee d’origine marxista, anche dopo la caduta del muro di Berlino.» – (Dall’Introduzione di Dario Antiseri)

1 recensione per NOVAK, MICHAEL – Questo Emisfero Di Liberta’

  1. Libreria del Ponte

    Recensione di Carlo Zucchi

    Quest’opera di Michael Novak è una raccolta di scritti relativi a una serie di conferenze tenuta nel 1989 dal teologo americano in America Latina davanti ai vescovi di quei paesi. Come dice Dario Antiseri nell’introduzione: “L’opera di Novak è l’opera di un moralista sinceramente preoccupato del riscatto dei poveri. È l’opera di un economista che si rende conto che senza libero mercato – senza una cultura e senza valori che sostengono il libero mercato – non ci potranno essere né benessere, né libertà. È l’opera di un polemista che toglie la maschera ai rappresentanti di quella “nuova classe” per i quali i poveri sono soltanto lo strumento del loro successo. È l’opera del capofila di quell’odierno cattolicesimo liberale che si pone nella grande tradizione dei Tocqueville, Rosmini, Roepke, Adenauer e Sturzo. E il lavoro di Novak è tanto di più prezioso per la ragione che siffatta tradizione è stata combattuta ovunque dagli statalisti di destra e di sinistra, e in Italia pure da quei tanti cattolici i quali sono vissuti e vivono con l’accattonaggio di idee stataliste di destra e più spesso di origine marxista, anche dopo la caduta del muro di Berlino.”

    Novak si definisce un “Cattolico-Whig”, in quanto fonda le sue idee sui dettami della religione cattolica e sul pensiero illuminista scozzese dell’ateo David Hume e del presbiteriano Adam Smith, e sugli Whigs scrive: “Danno un profondo valore a ciò che la razza umana ha appreso e rappresentato, spesso in maniera tacita, nelle abitudini, nelle istituzioni e nelle tradizioni attuali. Non credono che i loro antenati fossero meno saggi. Fanno molti più sforzi per imparare dal passato cercando di tradurre in parole la sua saggezza spesso silenziosa. Si considerano parte di una tradizione che vive, e sono perciò altrettanto rispettosi del passato, quanto orientati verso il futuro. Sospettano dell’ideologia, che considerano una forma di razionalismo non disciplinato dall’esperienza. Non hanno paura di sognare, e allo stesso tempo hanno un’attenzione speciale per le cose che sono sperimentate, controllate e riscontrate vere. Ritengono sia sciocco non apprendere dalle lezioni del passato imparate a caro prezzo, e altrettanto sciocco ignorare i nuovi bisogni dell’umano pellegrinaggio, a malapena visibili nel prossimo futuro.

    A questo proposito, la visione whig classica trae radici dal cauto ottimismo che nasce dalla riflessione sull’esperienza umana alla luce del peccato originale. La cautela degli Whigs fa sì che per gli utopisti, essi sembrino troppo pessimisti. Il loro ottimismo li rende troppo visionari per i tradizionalisti. Ciononostante, la saggezza Whig rappresenta piuttosto bene la saggezza dell’ebraismo e del cristianesimo e quanto vi era di meglio, tra i Greci e i Romani, a proposito della natura umana e del peccato dell’uomo. Gli Whigs sostengono che ogni essere umano, a volte, pecca; dunque a nessun uomo può essere affidato il potere totale. Al tempo stesso affermano che la maggior parte degli uomini, il più delle volte (ma non sempre) agisce con generosità, moderazione, pietà e creatività. La prima di queste convinzioni rende necessari controlli e contrappesi; la seconda rende possibile un realistico progresso dell’uomo”.

    Novak mette in evidenza come la realtà economica sia mutata in seguito al crollo del muro di Berlino e la ricchezza non sia più vista come rapina: “La visione economica tradizionalista e quella socialista si sono dimostrate inadeguate. La capacità dei sistemi capitalisti e democratici di migliorare le condizioni di centinaia di milioni di poveri è stata largamente dimostrata.” Anche se è chiaro che essi “non promettono e non danno il paradiso in terra.” A conclusione del libro, Novak afferma che il capitalismo stimola la capacità creativa della gente; che “i cittadini comuni giudicano un’economia politica in base a come permette loro di mettere a frutto i propri talenti, inclusa la capacità d’iniziativa economica”; e che “solo un sistema che permetta ai poveri di migliorare la propria condizione e di vedere i propri figli prosperare otterrà il loro attaccamento e darà loro la possibilità di esercitare le libertà politiche e morali”.

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