PREWO, WILFRIED – Oltre Lo Stato Assistenziale

 10,00

Autonomia personale, responsabilità  individuale e vera solidarietà

Una proposta di riforma liberale del welfare state

Edizioni: Rubbettino-Facco   Anno: 2005   pag. 105

COD: 018-500 Categoria:

Descrizione

Il modello sociale europeo è in evidente crisi: l’allungamento della vita media rende infatti impossibile sia la sopravvivenza del vecchio sistema pensionistico a ripartizione che della sanità socializzata. L’autore, in questo saggio, propone una riforma prudente ma radicale: il ritorno a un risparmio privato, certo, ma soprattutto trasparente e libero.

1 recensione per PREWO, WILFRIED – Oltre Lo Stato Assistenziale

  1. Libreria del Ponte

    Recensione di Tiziano Buzzacchera

    Oltre lo Stato assistenziale è un titolo che veste bene il libro, pubblicato in Italia dall’Istituto Bruno Leoni, di Wilfried Prewo, economista esperto ed acuto osservatore dei problemi legati al welfare state. Per Prewo, non si tratta di rimodellare lo “stato del benessere” in salsa conservatrice, ma di superare la sua attuale struttura che, tanto nella versione beveridgiana quanto in quella bismarckiana, ha fatto il suo tempo. Lo rivelano diversi elementi come, ad esempio, i trend demografici: sul lungo periodo – Prewo stima il 2030 come data fatale – vi saranno all’incirca lo stesso numero di pensionati e lavoratori, il che significa che, per mantenere l’attuale livello di prestazioni pensionistiche, “la percentuale delle imposte sul salario di quest’ultimo [del lavoratore attivo] dovrà essere pari al livello medio delle pensioni”. Questa ipotesi darebbe vita a due problemi di portata piuttosto ampia e dalle serie implicazioni: in primo luogo, accenderebbe la miccia del conflitto generazionale, giacchè ben difficilmente i giovani sarebbero disposti a compiere un simile sacrificio. In secondo luogo, sempre più imprese, visto l’aumento dei costi del lavoro, sarebbero costrette ad emigrare verso paesi con norme più rilassate. Le cose non vanno meglio nel settore della sanità pubblica: il fatto stesso che aumenti il numero di anziani nella popolazione fa lievitare i costi delle cure mediche le quali, è risaputo, toccano il loro apice proprio negli ultimi anni di vita di una persona.

    Ma qual è il motivo fondamentale che sta alla base dell’attuale crisi dei sistemi di welfare state, crisi che coinvolge in modo più o meno uniforme tutti i paesi europei? Secondo Prewo, il problema concettuale risiede nel fatto che i cittadini non vengono considerati, in un regime di stato assistenziale, come consumatori di un servizio, quindi obbligati a ponderare le scelte al fine di contenere le spese, bensì come titolari di un diritto “concesso e fornito dallo Stato”. Le conseguenze sono la frammentazione dei costi fra tutti i beneficiari del sistema di assistenza statale e la fine dei comportamenti prudenti, che si traducono in un aumento costante delle prestazioni, conducendo lentamente tutto lo stato sociale verso il crollo. La politica, tuttavia, non è ancora riuscita a incontrare una soluzione e si è trastullata ponendo in atto riforme parametriche, al fine di mantenere entro livelli accettabili la spesa pubblica, provvedimenti però incapaci di risolvere davvero il dilemma.

    Cosa fare, allora? Secondo il direttore della Camera del Commercio e dell’Industria di Hannover, “la condizione necessaria al fine di spezzare il circolo vizioso dello Stato assistenziale è l’abbandono della filosofia verticistica e mirata all’ingegneria sociale e la riorganizzazione della sicurezza sociale in un sistema operante dal basso verso l’alto, mosso dai consumatori stessi”. Occorre dunque costruire una ownership society, una società di proprietari liberi e responsabili o, in altre parole, bisogna restituire ai cittadini la sovranità sul loro portafogli, riconsegnare loro la massima autonomia individuale, riconoscendo contemporaneamente, come nota giustamente Giampiero Cantoni nella sua lucida e sincera prefazione, “la centralità della famiglia, che ancora oggi si conferma, pur in una situazione di crisi, la migliore cellula di solidarietà intergenerazionale”. Sono cinque i punti attorno ai quali ruoterebbe la riforma proposta da Prewo: 1) la trasformazione degli individui da beneficiari di un diritto in consumatori di un prodotto; 2) la creazione di Conti di Risparmio Previdenziale, Sanitario e altri intestati agli acquirenti di prodotti di assistenza sociale; 3) maggiore efficienza accomunata a una garanzia di sicurezza sociale: ogni persona sarebbe libera di scegliere il miglior fornitore di assicurazioni per l’assistenza sanitaria, la disoccupazione, i congedi per malattia o la pensione, ma sarebbe obbligatoria una copertura minima, la quale non dovrebbe comunque essere monopolizzata dallo Stato, ma offerta in libera concorrenza fra imprenditori; 4) qualora il consumatore dovesse risparmiare denaro, questo non potrà essere speso per consumi, ma dovrà essere destinato a voci non coperte dalle assicurazioni, come franchigie, o per altri fini previdenziali; 5) infine, una considerazione di realismo politico: poichè, al momento, gli enti di assistenza statale danno lavoro a diverse migliaia di dipendenti, se la riforma non prevedesse per questi ultimi alcun ruolo futuro, essi si batterebbero per impedire alla riforma di avere successo. Al contrario, per rendere più morbida la transizione a un sistema di risparmio privato si potrebbe permettere agli enti gestiti dallo Stato di fornire, in concorrenza con altri produttori, strumenti di assistenza sociale. Sarà poi compito del mercato remunerare i fornitori più efficienti e condannare quelli inefficienti.

    Qualcuno potrebbe obiettare che verrebbe meno la solidarietà fra i membri della società. Frèdèric Bastiat risponderebbe però in un altro modo: “La fraternità, in definitiva, consiste nel fare un sacrificio per il prossimo, nel lavorare per lui. Quando essa è libera, spontanea, volontaria, la concepisco e la condivido. E ammiro tanto più il sacrificio se esso è completo. Ma se si pone all’interno della società questo principio, che la fraternità sarà imposta per legge, il che significa – per parlar chiaro – che la ripartizione dei redditi del lavoro sarà fatta in via legislativa (senza riguardo per il diritto del lavoro medesimo), chi può dire in quale modo tale principio agirà, con quale forma un capriccio del legislatore può rivestirlo e in quali istituzioni un decreto può, dalla sera alla mattina, incarnarlo? Mi chiedo dunque se a queste condizioni una società può esistere.” La seconda citazione è di Prewo: “a difesa del sistema PayGo, i suoi sostenitori si appellano alla solidarietà. Niente di più falso. L’idea di solidarietà chiede ai membri della società di stare gli uni a fianco degli altri e ai più forti di sostenere i più deboli, qualora questi ultimi non riescano a badare a sè stessi. Ma la solidarietà comporta anche qualcosa in cambio: se la generazione attuale pretende il sostegno della generazione futura, per prima cosa deve fare del proprio meglio per generare una prole sufficientemente generosa. Invece, non avendo avuto abbastanza figli, abusa del proprio potere elettorale imponendo un’onerosa ipoteca ad una generazione futura numericamente esigua e attribuendo il ruolo di garante di questo egoistico progetto. I politici trovano vantaggioso sposare e consacrare questa antitesi della solidarietà. Di fronte a tanta ipocrisia e ad un abuso tanto sfacciato del concetto di solidarietà, non fa meraviglia che i giovani dimostrino uno sconcertante cinismo e giungano ad ignorare anche chi potrebbe legittimamente appellarsi alla loro compassione”.

    Giocare con le parole magari candeggerà la nostra coscienza, ma non ci aiuterà certamente a uscire da un crollo dei nostri esausti sistemi di welfare che sembra ogni giorno di più dietro l’angolo. Prewo ci garantisce che la soluzione si può trovare, ed è anche a portata di mano: ricostruire la nostra fiducia nella libertà di agire degli individui, togliere allo Stato compiti che non sono i suoi, dare fiato al mercato. In poche parole, rispolverare due semplici vocaboli: “laissez faire”.

    Da L’Indipendente, 22 gennaio 2006

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