ROBERT P. MURPHY – Tutte Le Balle Sul Capitalismo

 14,00

Prefazione di Guglielmo Piombini

I falsi miti sul capitalismo sbugiardati da un economista di scuola austriaca

Edizioni: Rubbettino   Anno: 2008   pag. 206

COD: 018-897 Categoria:

Descrizione

 

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Il crollo del socialismo reale alla fine degli anni Ottanta non ha sradicato i miti più diffusi contro il libero mercato, che continuano a essere ripetuti in televisione, sui giornali, nelle aule scolastiche e nei testi universitari.

In questa guida politicamente scorretta al capitalismo Robert P. Murphy, economista americano di scuola austriaca affiliato al celebre Mises Institute di Auburn (Alabama), si propone quindi di confutare gli errori e le falsità più gravi che vengono dette sul capitalismo e sull’economia in generale.

Con argomentazioni spesso originali e ricche di esempi comprensibili Murphy dimostra, ad esempio, che le politiche che impongono i tetti massimi ai prezzi o agli affitti, o i minimi salariali, sono controproducenti; che la delocalizzazione degli impianti industriali all’estero fa bene all’economia; che i sindacati finiscono spesso per danneggiare gli interessi dei lavoratori; che il libero mercato scoraggia gli atteggiamenti razzisti; che il capitalismo salvaguarda l’ambiente meglio dello Stato; che il riciclaggio rappresenta spesso uno spreco di risorse; che aumentare le tasse non è mai un “comportamento da politico responsabile”; che il welfare state non ha rimediato alla povertà ma ha disgregato le famiglie e la società civile; che la privatizzazione delle strade urbane farebbe scomparire i problemi di traffico; che gli stipendi “faraonici” dei manager delle grandi corporation, anche se hanno i conti in rosso, possono essere giustificati; che la Grande Depressione del 1929 non è stata causata dal capitalismo “selvaggio” ma dall’intervento statale nell’economia; che la Federal Reserve, l’Antitrust o la NASA sono enti inutili, se non dannosi; che non c’è bisogno di allarmarsi per i deficit commerciali; che i dazi e le tariffe doganali danneggiano non solo i consumatori, ma anche molte altre categorie di lavoratori; che la speculazione finanziaria e i contratti derivati favoriscono l’uso più efficiente delle risorse; che le riforme economiche adottate dai paesi poveri su consiglio del Fondo Monetario Internazionale e della Banca Mondiale hanno ben poco di liberista, e tanto altro ancora.

L’autore si rivolge al pubblico americano, ma il libro vale a maggior ragione per noi europei. I persistenti pregiudizi anticapitalistici presenti negli Stati Uniti impallidiscono, se confrontati con quelli diffusi in Europa.

(Dalla prefazione di Guglielmo Piombini)

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