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BENIAMINO DI MARTINO – Il Primo Decennio Della Democrazia Cristiana

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Solfanelli – 2014, Pagine 184

I progetti di De Gasperi, Dossetti e Pio XII

 

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COD: 018-1592 Categoria:

Descrizione

Il decennio che va dai primi anni Quaranta ai primi anni Cinquanta è quello della fondazione della Democrazia Cristiana e della leadership di Alcide De Gasperi. Per la prima volta i cattolici furono alla guida dello Stato costituito nella metà del secolo precedente.

Dopo anni di emarginazione, i cattolici giungevano al potere proprio nelle istituzioni di quello Stato il cui processo di unificazione aveva comportato non solo aspri dissidi politici — tra usurpazioni, rivendicazioni e disconoscimenti — ma anche lacerazioni nella coscienza di non pochi credenti.

Sono gli anni che gli storici e i politologi definiscono del Centrismo degasperiano, una linea politica che caratterizzerà le scelte della giovane repubblica sia sul piano interno e sia sullo scenario internazionale. Ma sono anche gli anni del pontificato di Pio XII, il cui peso e la cui impronta, non solo nella vita della Chiesa, ma anche in quella del Paese, non possono essere certo sottovalutati.

Sono gli anni del più marcato “collateralismo” tra Chiesa e Democrazia Cristiana. Un reciproco affiancamento che, però, oscillava tra la posizione di Gedda e quella di De Gasperi, posizioni che, nel giro di pochi anni, saranno soppiantate da un’altra cultura politica, quella dossettiana, quella che caratterizzerà il partito di Fanfani, le cui impostazioni politiche porranno presto nel ricordo del passato gli orientamenti precedenti.

Accanto alla leadership politica di Alcide De Gasperi, vanno, quindi, considerati sia la imponente figura di Pio XII con la sua ferma guida della Chiesa e il suo vasto magistero teologico, sia la posizione di Giuseppe Dossetti con la spinta che essa provoca verso sinistra. Seppur con gradi molto differenti e con sensibilità contrastanti, queste tre impostazioni non riescono ad essere realmente alternative allo Stato e al partito modernamente concepiti, tanto che il mondo cattolico, nelle sue varianti, non riesce ad allontanarsi da una concezione sociale che ha nello Stato il suo orizzonte.

Perciò, la vicenda storica della DC è stata caratterizzata, sì, da alcuni meriti contingenti, ma anche da gravi limiti progettuali; sia da slanci ideali sia da incoerenze non solo di ordine individuale. Sta di fatto che ai cristiani, attraverso la mediazione del partito, è stata offerta un’occasione storica di guidare lo Stato. È questa la caratteristica del singolare caso italiano, che — utilizzando le parole di Jemolo — ha visto «l’inattesa realizzazione di uno Stato guelfo a cent’anni dal crollo delle speranze neoguelfe».

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