BRUNO LEONI – Lezioni Di Filosofia Del Diritto

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Prefazione di Carlo Lottieri

La raccolta delle lezioni di filosofia del diritto tenute da Leoni nel 1959 alla facoltà di giurisprudenza di Pavia.

Edizioni: Rubbettino   Anno: 2003   pag. 303

COD: 018-250 Categoria:

Descrizione

All’interno del liberalismo del Novecento, Bruno Leoni occupa una posizione di primo piano. Nei suoi scritti è possibile riconoscere la più rigorosa filosofia del diritto d’impostazione individualistica, la quale muove dall’agire intenzionale dei singoli (e in particolare dalle “pretese” di ognuno di noi nei riguardi dei comportamenti altrui) per spiegare l’origine e la natura dell’universo normativo. La ricchezza e l’originalità di tale teoria emergono compiutamente in queste “Lezioni di filosofia del diritto” del 1959, raccolte da un’allieva in occasione dei corsi tenuti alla Facoltà di Giurisprudenza di Pavia. Prefazione di Carlo Lottieri.

1 recensione per BRUNO LEONI – Lezioni Di Filosofia Del Diritto

  1. Guglielmo Piombini

    src=http://www.store.rubbettinoeditore.it/media/catalog/product/cache/1/image/9df78eab33525d08d6e5fb8d27136e95/l/e/lezioni_di_filosofia_del_diritt.jpg

    Recensione di LORENZO INFANTINO

    Capita talvolta di godere di maggiore notorietà all'estero piuttosto che in patria. Il che è accaduto, fra gli studiosi italiani di scienze sociali, a Guglielmo Ferrero nella prima metà del Novecento e a Bruno Leoni nella seconda metà. Le loro vicende hanno una singolare somiglianza, anche nella durata (oltre trent¹anni) dell'eclissi che si è abbattuta sulle opere da essi prodotte. Soffermiamoci su Leoni. Questi, a differenza di Ferrero, ha insegnato in Italia. Ed è stato, a livello internazionale, un personaggio di primo piano della cultura liberale. L'interesse degli studiosi italiani per il suo penetrante lavoro si è manifestato solo a partire dagli anni Novanta. Il maggiore momento si è avuto per meritoria iniziativa di Raimondo Cubeddu e della casa editrice Liberilibri di Macerata, che hanno reso disponibile la traduzione italiana di Freedom and the law , un'opera che nella sua originaria versione aveva già avuto tre ristampe. A ciò ha fatto seguito la raccolta e la ripubblicazione di altri testi, a cui ora si aggiunge il recupero, per la cura di Carlo Lottieri, delle Lezioni di filosofia del diritto , tenute da Leoni presso l'Università di Pavia nel 1959. Tale recupero è stato di poco preceduto da una documentata monografia di Antonio Masala, che ha per titolo Il liberalismo di Bruno Leoni . Entrambi i volumi compaiono per i tipi dell¹editore Rubbettino, che ha già annunziato la ripubblicazione delle leoniane Lezioni di dottrina dello Stato .

    Sembra quindi che Leoni si avvii ad avere in patria quel rilievo culturale che non gli è mancato sul piano internazionale, dove il suo nome è normalmente associato a quelli di Ludwig von Mises e di Friedrich A. von Hayek: i maggiori esponenti di terza e quarta generazione della Scuola austriaca di economia. Il che costituisce un legame che potrebbe a prima vista sembrare sorprendente: perché Leoni viene di solito considerato un filosofo del diritto. Ma egli ha scavalcato le frontiere della propria disciplina, come gli «austriaci» hanno oltrepassato i rigidi confini dell'economia. Il loro incontro è avvenuto al di fuori degli ambiti disciplinari, in quel territorio, particolarmente fecondo, in cui si trovano i problemi. Mises, Hayek e Leoni si sono intellettualmente incontrati davanti al problema rappresentato dal come articolare le istituzioni di una società libera. E, se Mises ha reso palese l'impossibilità che il mercato e il connesso sistema dei prezzi siano sostituiti dalla volontà di un'autorità centrale, Leoni ha mostrato come il diritto generato dalle interazioni sociali non possa essere sostituito dalla legislazione prodotta dai parlamenti. Non solo.

    Se Hayek ha insistito sulla dispersione delle conoscenze all'interno della società, Leoni è disceso nel profondo delle istituzioni giuridiche romane, per dire (con Catone il Censore) che quelle istituzioni non furono il «frutto della creazione personale di un solo uomo, ma di moltissimi», e nel «corso di una serie di secoli e di generazioni»; con il che il filosofo torinese ha energicamente respinto la presuntuosa idea che si possano «concentrare tutti i cervelli nella testa di un solo uomo». L eoni ha fatto anche di più. Ha spiegato in termini individualistici l'ordinamento giuridico. È partito dalle «pretese» individuali, ponendo in connessione quelle di ciascuno con quelle degli altri. E ha visto in ciò il farsi dell'ordinamento giuridico. Un'idea che consente di «catturare» anche tramite il linguaggio del diritto quel sistema di cooperazione basato sullo scambio e a cui diamo sovente il nome di mercato. La «lettura» economica avviene mediante i concetti di domanda e di offerta; la «lettura» giuridica si realizza attraverso il concetto di «pretesa» e la sua applicazione in un contesto di reciprocità. Prezzi e norme sono pertanto entità simmetriche e vengono generati dallo stesso processo sociale.

    La doppia «lettura» della medesima realtà cooperativa ha consentito a Leoni di chiarire che «ogni atto economico è di regola anche un atto giuridico». Da cui segue che il sistema della libertà economica è tale, perché esso è strettamente legato a un habitat giuridico che permette ai cittadini di annullare le interferenze altrui, ivi comprese quelle delle «autorità». Siamo qui molto lontani da Kelsen e dal positivismo giuridico.

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