Controllare gli affitti, distruggere l’economia – Sandro Scoppa (cur.)

 10,00

Con misure dannose per tutti, a iniziare dagli inquilini

Rubbettino, 2021, p. 92

Contributi di Giorgio Spaziani Testa, Carlo Lottieri, Sandro Scoppa, Alessandro De Nicola, Andrea Giuricin, Cristian Merlo, Roberta A. Modugno, Guglielmo Piombini, Daniela Rabia, Carlo Stagnaro, Alessandro Vitale, Corrado Sforza Fogliani

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Descrizione

Come già altre volte in passato, recenti scelte politiche hanno colpito gli investimenti immobiliari, creando un grave clima d’incertezza che danneggia ancor più una società da tempo in crisi. In effetti, impedire alle parti di concordare liberamente l’affitto, abitativo e non, o al titolare di rientrare in possesso del proprio bene, pure quando l’inquilino è moroso, equivale a svuotare di contenuto l’autonomia privata, negare ogni validità agli impegni contrattuali e privare di senso la proprietà stessa.

Da prospettive diverse, gli scritti riuniti in questo volume sottolineano quanto sia immorale, illegittimo e alla fine economicamente dannoso per tutti questo modo di procedere, che penalizza i proprietari di casa. Se si colpisce in tal modo la redditività degli immobili, in effetti, diventa più conveniente investire in altri ambiti e non rispettare i patti sottoscritti. Di conseguenza, la mobilità si riduce, con gravi danni per la produttività complessiva, e i prezzi degli affitti salgono alle stelle.

Dal momento che difendere la proprietà e avversare l’interventismo pubblico significa proteggere gli elementi costitutivi del diritto e di un ordine di giustizia, la battaglia contro il controllo degli affitti e il blocco degli sfratti non è a favore dei soli proprietari, poiché sono proprio gli inquilini che, alla fine, finiscono per pagare il prezzo più alto. Come molti saggi qui raccolti evidenziano, una seria difesa del contratto e della proprietà comporterebbe più libertà e prosperità per tutti.”

1 recensione per Controllare gli affitti, distruggere l’economia – Sandro Scoppa (cur.)

  1. Adalberto Ravazzani

    In un’epoca decadente come quella in cui siamo immersi, avere il coraggio di mettere in discussione le sedimentazioni culturali è segno di onestà intellettuale. Per questo motivo è da encomiare un libro dal titolo altamente rivoluzionario:”Controllare gli affitti, distruggere l’economia” (Rubbettino), promosso da Confedilizia. Il manuale, curato dalla penna tenace dell’avvocato Sandro Scoppa,con l’introduzione di Testa e la postfazione di Fogliani, inaugura la collana “Biblioteca della proprietà” e raccoglie gli scritti dello stesso Scoppa, di Lottieri, Spaziani Testa, De Nicola, Giuricin, Merlo, Roberta Adelaide Modugno, Piombini, Rabia, Stagnaro e Vitale. Lo scritto ha un obiettivo ben preciso: smantellare lo statalismo dirompente, mettere in discussione l’interventismo statale e difendere ad ogni costo la proprietà privata dagli attacchi del settore pubblico. L’inchiostro su carta possiede un’ attualità spaventosa. Pensiamo solo al blocco degli sfratti: a seguito della pandemia di coronavirus, il normativismo ha impedito ai locatori di sfrattare gli inquilini morosi. Questa parabola giuridica è solo la punta dell’iceberg della soffocante burocrazia statalista. Quest’ultima vuole imporre il suo controllo sui contratti di locazione e, in generale, sulla vita economica e sociale degli individui, con le scuse dell’insostenibile welfare e della fittizia giustizia sociale. Lo Stato, questa finzione giuridica, pretende di dirigere gli scambi, di imporre un tetto massimo ai prezzi dei beni (calmierato), di pianificare ciò che non può essere pianificato, ovvero il mercato, quell’entità che valorizza la mutua interazione tra gli agenti economici. Infrangendo ogni basilare legge economica o del buon senso, lo stato interventista (come ha ben descritto Merlo) sovverte l’ordine naturale delle cose, mostrando le proprie inefficienze ed i propri limiti. La proprietà privata- come spiegato da Guglielmo Piombini- è il fondamento della Civiltà occidentale e il baluardo della libertà. Attualmente stiamo assistendo, come ha ricordato il professor Alessandro Vitale in maniera brillante, all’evaporazione della proprietà, che è il sintomo della patologia collettivista. Riaffermare il diritto alla proprietà privata contro i soprusi dell’autorità pubblica, consentirà di mettere a tacere quei paradigmi che affondano le proprie radici in Rousseau, Hegel, Marx e Kelsen. La proprietà non è una gentile concessione dell’”autorictas” pubblica o dei suoi funzionari, ma un diritto autentico e inalienabile (Bruno Leoni docet!) ed è l’indicatore del grado di benessere di una società libera. Il marxismo culturale, avverso alla proprietà e al lavoro, non trionferà! Un plauso a Confedilizia per questa importante pubblicazione.

    (Il Corriere Pavese, 4 marzo 2021)

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