COURTOIS S. E ALTRI – Il Libro Nero Del Comunismo

 17,00

Crimini, terrore, repressione

Il più noto e documentato studio sui crimini del comunismo

Edizioni: Mondadori   Anno: 2000 p. 770

COD: 018-806 Categoria:

Descrizione

Il ponderoso libro sui crimini del comunismo che in pochi giorni ha raggiunto incredibili dati di vendita in Italia, dopo essere stato in testa alle classifiche francesi, ha suscitato un grande dibattito tra giornalisti, politologi e uomini politici di sinistra e di destra. I più importanti quotidiani italiani hanno dedicato ampie recensioni a questo complesso e controverso volume che, oltre al merito di aver ricostruito in modo (quasi sempre) ben documentato ciò che è avvenuto in questo secolo nei paesi in cui erano in vigore regimi comunisti, ha anche quello di aver provocato negli ambienti della sinistra italiana un momento di riflessione e di crescita.

Forse è molto difficile sfuggire all’uso prettamente strumentale dei contenuti di questa ricerca o a “ennesime richieste di abiura del passato”, come dice Daniela Pasti su “la Repubblica” (25-02-1998), e proprio questa può essere la difficoltà nell’avvicinarsi alla lettura del libro, soprattutto dopo aver affrontato il primo, introduttivo capitolo scritto da Stéphane Courtois, che funge da cornice all’intero contesto e che ha suscitato polemiche anche all’interno del gruppo di lavoro, tanto che due autori di importanti sezioni se ne sono dissociati.

I due storici sopra citati sono Nicolas Werth e Jean-Louis Margolin e hanno curato le sezioni dedicate all’URSS il primo e alla Cina e ai comunismi asiatici il secondo. La lunga, coinvolgente recensione di Rossana Rossanda, apparsa su “il manifesto” del 25 febbraio, valuta i capitoli dedicati all’URSS tra i più documentati e quindi tra i più interessanti anche grazie all’apertura degli archivi sovietici e alla loro consultazione da parte dell’autore.

I dati offerti, che possono apparire sconvolgenti, erano in realtà per lo più noti, anzi da questa pubblicazione certi numeri che erano stati fatti per approssimazione (e spesso non ingenuamente), vengono notevolmente ridimensionati. Ma è proprio il vedere accostati tutti i crimini compiuti dai regimi comunisti e ancor più le conclusioni a cui la ricerca giunge che provocano forti turbamenti. Il comunismo è stato autore di un “genocidio di classe” che ha provocato un numero di morti maggiore del “genocidio di razza”.

Perché allora c’è stato “l’occultamento della dimensione criminale del comunismo”? Per Courtois sono tre le principali ragioni: l’attaccamento all’idea stessa di rivoluzione, la partecipazione dei sovietici alla vittoria sul nazismo e un’idea forte e vitale di antifascismo che vigilava perché i crimini nazisti non si ripetessero e che non accettava il pensiero che colpe analoghe potessero venire imputate al fronte avverso.

La ragioni generali che hanno motivato questa ricerca sono: “il rispetto delle regole della democrazia rappresentativa e, soprattutto, il rispetto della vita e della dignità umana. È questo il metro con cui lo storico giudica gli attori della storia.” L’ultimo capitolo del libro, sempre di Courtois, ha come titolo “Perché?” ed è la risposta alla domanda fondamentale che ci si pone: perché tanta crudeltà? sono connaturati al regime comunista l’uso programmato della violenza e l’uccisione dell’avversario? La risposta, forse troppo categorica e priva di inquietudini, è “sì”, un sì drastico e senza scampo, che vede proprio in Lenin (estrapolando frasi da lettere e da discorsi e decontestualizzandole) la radice teorica della natura criminale del comunismo.

Se, come dice Orlando Figes nella bella intervista rilasciata a Curi e a Placidi per “l’Unità” del 25 febbraio, l’obiettivo di questo “libro nero” è il “recupero di consensi della destra non tanto nei confronti del comunismo, quanto della sinistra liberale”, proprio perché nessuno oggi, a sinistra, negherebbe la violenza dei regimi comunisti, forse è tutta la cultura di origine illuministica che viene attaccata e questo può essere piuttosto pericoloso.

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