Raimondo Cubeddu – Atlante del liberalismo

 15,00

Viaggio delucidativo all’interno delle varie correnti intellettuali del liberalismo

Edizioni: Ideazione   Anno: 1997   pag. 165

COD: 018-120 Categoria:

Descrizione

Recensione di Carlo Zucchi

Breve, ma imprescindibile opera di carattere divulgativo, che sintetizza in 165 pagine e in maniera semplice, chiara ed efficace le correnti presenti all’interno della variegata galassia liberale. Specie per chi volesse addentrarsi per la prima volta nell’argomento “Liberalismo”, senza perdere l’orientamento nei rivoli di una tradizione che ormai comprende tutto e il contrario di tutto, quest’opera meritoria del Professor Cubeddu costituisce una tappa davvero obbligata.

Dalla filosofia politica, all’ordine politico liberale, dal mercato, al rapporto di questo con la politica, gli aspetti essenziali del Liberalismo vengono passati tutti in rassegna, compresa la catallassi, parola tanto cara ai Liberali Austriaci, indicante “Il sistema di scambi reciproci” mediante il quale due o più soggetti giungono alla definizione di regole concernenti i reciproci rapporti, muovendo da bisogni e informazioni soggettive. Passando poi alla teoria delle istituzioni politiche, Cubeddu spazia tra la dicotomia “Governo degli uomini/Governo della legge”, tra la differenza tra diritto e legislazione, passando per le teorie miranti a frammentare il potere del sovrano, per poi affrontare il rapporto, sempre controverso, tra Liberalismo e Stato. L’ultima parte, infine, descrive tutte le tipologie di liberali esistenti, evidenziando come quella liberale sia una famiglia dall’ albero genealogico piuttosto vario e complesso. Liberali classici, liberals, “liberalsocialisti” e libertari. Tanti gruppi divisi dall’adesione comune all’idea liberale, magari interpretata da ognuno secondo criteri differenti. Da non trascurare, inoltre, il rapporto del liberalismo con la democrazia, un rapporto più di interessi che d’amore tra due istituzioni aventi fondamenti etico-filosofici contrapposti, ma la cui alleanza è stata resa indispensabile dal pericolo del totalitarismo, incombente per tutto il Novecento.

Altro argomento, tipicamente nostrano, è quello relativo al “liberismo”, che la sciagurata tradizione liberale italiana (come direbbe Lorenzo Infantino: il “liberalismo partenopeo”) ha tenuto distinto dal liberalismo, come se fosse possibile un ordine liberale sotto l’aspetto civile, ma non sotto quello economico. A riguardo dovrebbe valere il famoso enunciato hayekiano secondo il quale “Chi controlla tutti i mezzi, controlla tutti i fini”. Ma Croce, De Ruggiero e altri “pezzi da Novanta” del liberalismo italiano erano assai duri d’orecchio da questo punto di vista. Per loro, l’economia era roba da squallidi e meschini bottegai.

Un breve cenno, Cubeddu lo fa anche al Libertarismo, frontiera ultima del liberalismo, con la sua utopia anarco-capitalista che vede lo stato come nemico e aggressore dei diritti individuali delle persone. Lo Stato moderno, secondo la visione anarco-capitalista, è la personificazione del potere. Esso stesso e la sua struttura esistono in quanto potere, diversamente dall’ordine medievale in cui predominava il concetto di auctoritas, ossia una concezione del governo basata sul consenso che il carisma e l’autorità fornivano a chi era chiamato appunto a governare una comunità.

Un’opera, questa, che ripercorre l’intero universo liberale in modo semplice ed esaustivo. Un testo imprescindibile per chi vuole farsi un’idea chiara del Liberalismo nei suoi diversi aspetti.

1 recensione per Raimondo Cubeddu – Atlante del liberalismo

  1. Libreria del Ponte

    Recensione di Carlo Zucchi

    Breve, ma imprescindibile opera di carattere divulgativo, che sintetizzain 165 pagine e in maniera semplice, chiara ed efficace le correnti presenti all’interno della variegata galassia liberale. Specie per chi volesse addentrarsi per la prima volta nell’argomento “Liberalismo”, senza perdere l’orientamento nei rivoli di una tradizione che ormai comprende tutto e il contrario di tutto, quest’opera meritoria del Professor Cubeddu costituisce una tappa davvero obbligata.

    Dalla filosofia politica, all’ordine politico liberale, dal mercato, al rapporto di questo con la politica, gli aspetti essenziali del Liberalismo vengono passati tutti in rassegna, compresa la catallassi, parola tanto cara ai Liberali Austriaci, indicante “Il sistema di scambi reciproci” mediante il quale due o più soggetti giungono alla definizione di regole concernenti i reciproci rapporti, muovendo da bisogni e informazioni soggettive. Passando poi alla teoria delle istituzioni politiche, Cubeddu spazia tra la dicotomia “Governo degli uomini/Governo della legge”, tra la differenza tra diritto e legislazione, passando per le teorie miranti a frammentare il potere del sovrano, per poi affrontare il rapporto, sempre controverso, tra Liberalismo e Stato. L’ultima parte, infine, descrive tutte le tipologie di liberali esistenti, evidenziando come quella liberale sia una famiglia dall’ albero genealogico piuttosto vario e complesso. Liberali classici, liberals, “liberalsocialisti” e libertari. Tanti gruppi divisi dall’adesione comune all’idea liberale, magari interpretata da ognuno secondo criteri differenti. Da non trascurare, inoltre, il rapporto del liberalismo con la democrazia, un rapporto più di interessi che d’amore tra due istituzioni aventi fondamenti etico-filosofici contrapposti, ma la cui alleanza è stata resa indispensabile dal pericolo del totalitarismo, incombente per tutto il Novecento.

    Altro argomento, tipicamente nostrano, è quello relativo al “liberismo”, che la sciagurata tradizione liberale italiana (come direbbe Lorenzo Infantino: il “liberalismo partenopeo”) ha tenuto distinto dal liberalismo, come se fosse possibile un ordine liberale sotto l’aspetto civile, ma non sotto quello economico. A riguardo dovrebbe valere il famoso enunciato hayekiano secondo il quale “Chi controlla tutti i mezzi, controlla tutti i fini”. Ma Croce, De Ruggiero e altri “pezzi da Novanta” del liberalismo italiano erano assai duri d’orecchio da questo punto di vista. Per loro, l’economia era roba da squallidi e meschini bottegai.

    Un breve cenno, Cubeddu lo fa anche al Libertarismo, frontiera ultima del liberalismo, con la sua utopia anarco-capitalista che vede lo stato come nemico e aggressore dei diritti individuali delle persone. Lo Stato moderno, secondo la visione anarco-capitalista, è la personificazione del potere. Esso stesso e la sua struttura esistono in quanto potere, diversamente dall’ordine medievale in cui predominava il concetto di auctoritas, ossia una concezione del governo basata sul consenso che il carisma e l’autorità fornivano a chi era chiamato appunto a governare una comunità.

    Un’opera, questa, che ripercorre l’intero universo liberale in modo semplice ed esaustivo. Un testo imprescindibile per chi vuole farsi un’idea chiara del Liberalismo nei suoi diversi aspetti.

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