FRIEDRICH A. VON HAYEK – La Societa’ Libera

 30,00

(Nuova edizione riveduta)

Il classico di Hayek del 1960, The Constitution of Liberty, con prefazione di Lorenzo Infantino e scritti di Sergio Ricossa.

Edizioni: Rubbettino   Anno: 2007   pag. 831

 

COD: 018-757 Categoria:

Descrizione

Questo volume si annovera fra i più impegnativi lavori di Friedrich A. von Hayek e tra le maggiori opere del Novecento. È una compiuta ricostruzione dei principi del liberalismo classico, svolta da un autore a cui tutti hanno riconosciuto la profondità dell’acume teorico e la vastità del sapere. E ci fornisce un quadro d’insieme normalmente irreperibile. Ecco perché il testo hayekiano, sebbene apparso originariamente nel 1960, ha una sua prorompente attualità. Irriducibile avversario di Keynes, Hayek ci fa partecipi della ricerca delle condizioni che rendono possibile o impossibile la “società libera”. E ci porta per mano, con un linguaggio piano e comprensibile, a esplorare le ragioni gnoseologiche, economiche, giuridiche e politiche della libertà. La base di partenza è costituita dal problema della dispersione delle nostre conoscenze di tempo e di luogo, di cui la concorrenza e il mercato rendono possibile la mobilitazione. La società libera è un irrinunziabile strumento di orientamento, che non ha destinatari privilegiati. L’arricchimento culturale che essa consente è certo: perché getta una potente luce sul mondo in cui viviamo, sulle sue origini, sui suoi travagli e sulle sue prospettive. Prefazione di Lorenzo Infantino, scritti di Sergio Ricossa.

1 recensione per FRIEDRICH A. VON HAYEK – La Societa’ Libera

  1. Libreria del Ponte

    Recensione di Carlo Zucchi

    In quest’opera del 1960, Hayek cerca di giungere a una conclusione del percorso intrapreso 30 anni prima, per arrivare a mettere a punto un corpus teorico che consenta di penetrare l’essenza del liberalismo. Data la complessità del liberalismo, non basta un libro, seppur scritto da un autore del livello di Hayek, per giungere a una conclusione, anche perché, come dice Sergio Ricossa nell’introduzione: ”Mancando di dogmi, il liberalismo è una dottrina aperta, che si arricchisce di continuo con il passare del tempo”. La società libera è un’opera che, in Italia, ha conosciuto un destino particolare, passando direttamente dalla tipografia al macero, tanto che l’edizione del 1969 può considerarsi un’autentica rarità. Hayek prende di petto il positivismo giuridico di Kelsen, indicandone i pericoli, ma la vulgata del tempo era contrassegnata dal fattore K: Kelsen per il diritto e Keynes per l’economia. Nelle pagine finali, Hayek spiega perché non si ritiene un conservatore, perché secondo lui “…il conservatore è naturalmente incapace di offrire un’alternativa alla direzione verso cui muoviamo. Può riuscire, grazie alle sue resistenze alle tendenze correnti, a rallentare gli sviluppi indesiderabili, ma, dal momento che non indica un’altra direzione, non può impedire che continuino. È per questo che il destino del conservatorismo è stato invariabilmente quello di essere trascinato lungo una via non di sua scelta. Il tiro alla fune tra conservatori e progressisti può solo influire sulla velocità, non sulla direzione degli sviluppi contemporanei. Ciò che il liberale deve chiedersi, non è a che velocità o quanto avanti dobbiamo andare, ma in che direzione dobbiamo andare”.

    La società libera è suddiviso in tre parti più la conclusione dal titolo “Perché non sono un conservatore”, da cui Ideazione ha tratto un libro. La prima, intitolata “Il valore della libertà”, è di carattere filosofico, e spazia da argomenti relativi alla libertà nella sua essenza, o al senso comune del progresso, alla libertà intesa più concretamente, come la libertà di religione, o le capacità creative di una società libera, sia dal punto di vista puramente imprenditoriale, sia nell’ottica del lavoro subordinato. Inoltre, Hayek non manca di affrontare temi connessi con la democrazia, come nel caso del governo della maggioranza o della connessione tra libertà e responsabilità. Non ultimo, infine, l’aspetto relativo all’uguaglianza, al valore e al merito, concetti il cui fraintendimento è alla base di concezioni ideologiche spesso lontane dall’ideale di libertà.

    Nella seconda parte, Hayek affronta il tema relativo al rapporto tra libertà e legge, scagliandosi contro il positivismo giuridico allora tanto ben rappresentato da Hans Kelsen. Hayek si pone il problema relativo al “governo della legge”, il cui abbandono ha consentito ai governi di assumere un potere via via sempre più discrezionale. Senza una legge a cui fare riferimento, i governi hanno assunto un potere sempre meno limitato, a discapito delle garanzie di libertà individuale degli amministrati. Da ciò è inevitabile un declino del diritto e un corrispondente aumento del dispotismo statuale.

    La terza parte è dedicata alla libertà nello Stato assistenziale, dato che l’ideale del socialismo reale, in occidente, ha finito per declinare per far posto a un sistema detto di Welfare e che Hayek definisce “dispotismo paternalistico”. In questo quadro, Hayek affronta temi quali la sicurezza sociale, il rapporto tra sindacati e occupazione e la struttura monetaria, temi interconnessi e che si influenzano a vicenda. L’analisi dello stato assistenziale prosegue con l’esame di problemi legati all’edilizia e all’urbanistica, all’agricoltura e alle risorse naturali, e a istruzione pubblica e ricerca scientifica. Temi all’ordine del giorno nelle democrazie occidentali a quasi mezzo secolo di distanza dalla pubblicazione del libro. Buon motivo, quindi, per dargli non solo un’occhiata ma qualcosina in più. Chissà che non salti fuori una soluzione intelligente ai problemi attuali.

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