ISRAEL KIRZNER – Come Funzionano I Mercati

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 8,50

Squilibrio, imprenditorialità  e scoperta

Sintetica esposizione della concezione austriaca del mercato, contrapposta a quella neoclassica

Edizioni: Armando   Anno: 2002   pag. 94

COD: 018-32 Categoria:

Descrizione

 

INDICE DEL LIBRO

1. La genesi della teoria della scoperta imprenditoriale

2. Problemi nella teoria convenzionale dei prezzi

3. La teoria della scoperta imprenditoriale

4. Le nuove prospettive della teoria della scoperta imprenditoriale

Appendice: Economia ed errore

1 recensione per ISRAEL KIRZNER – Come Funzionano I Mercati

  1. Libreria del Ponte

    Recensione di Alberto Mingardi

    Un manualetto veloce, spigliato, per correggere il tiro rispetto all’economia che s’insegna all’università, intrisa di astrazioni “neo-classiche”, lontana dal vissuto dei mercati. Questo vorrebbe essere Come funzionano i mercati, saggio scritto da Israel M. Kirzner per gli “Hobart Papers”, collana storica nella quale, per oltre quarant’anni, l’Institute of Economic Affairs di Londra ha inanellato provocazioni intellettuali e ricette possibili, e che in Italia esce per Armando.

    Kirzner è fra i principali esponenti della scuola austriaca dell’economia, una tradizione che ha le proprie radici nella Vienna di Francesco Giuseppe (suo iniziatore è infatti Carl Menger, protagonista del Methodenstreit che l’oppose al tedesco Gustav Schmoeller), ma all’alba della seconda guerra mondiale fu costretta a “migrare” in America. Qui, attorno al suo maggior teorico, Ludwig von Mises, si riunì un gruppo di talentuosi discepoli. Su tutti, Murray Rothbard e Israel Kirzner.

    Se i contributi di Rothbard sono i più vari, essendo il suo un genio eclettico e poliedrico, Kirzner s’è invece concentrato sulla teoria dell’imprenditore, attorno alla quale ruota anche questo suo lavoro, pur spiccatamente divulgativo. Kirzner si ribella all’archetipo dell’imprenditore “neo-classico”, algida “massimizzazione dei profitti” in forma umana. “L’individuo che prende decisioni in modo stilizzato”, cioè secondo un modello disegnato a tavolino dal tecnico d’economia, “non può effettuare una scelta vera”. Per Kirzner, bisogna uscire dalla “scatola chiusa” del pensiero mainstream, per comprendere invece che ciò che caratterizza l’imprenditore è la capacità di scoprire quel che i consumatori desiderano. “L’imprenditore che vede un’opportunità di profitto, scopre l’esistenza di un guadagno che prima né lui né altri avevano visto”. E’ un ruolo esaltante, un giocare a scacchi con l’incertezza, un anticipare il futuro, uno “speculare”.

    “In ogni economia viva e reale, ogni attore è imprenditore e speculatore”. Quest’osservazione di Mises è, per Kirzner, bussola con la quale orientarsi in un mondo come il nostro, dove “esistono sempre opportunità non ancora viste per migliorare il benessere dell’uomo attraverso la scoperta di risorse nuove o di modi nuovi di impiegare produttivamente le risorse”.

    Sottolinea Kirzner: “Il guadagno che si scopre è un guadagno che, nonostante fosse fisicamente possibile anche prima, per quello che se ne sapeva, semplicemente non c’era”.

    Ogni scoperta di un’opportunità di guadagno è, dunque, un atto essenzialmente creativo: ed è su questa base che la sua legittimità viene difesa da Kirzner. Se l’imprenditore si merita tutela dalle mani rapaci della collettività, si merita insomma di conservare il proprio profitto, è perché è stato lui a crearlo. “Il diritto ad appropriarsi del guadagno che si è scoperto si basa sul fatto che lo si è ‘creato’, facendolo sortire dal nulla”. Sta in questo la legittimità del profitto.

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