JOSHUA MURAVCHIK – Il paradiso in terra

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Ascesa e caduta del socialismo

L’avvincente racconto del fallimento di un’idea sbagliata.

Edizioni: Lindau   Anno: 2008   pag. 551

COD: 018-836 Categoria:

Descrizione

Il socialismo è stato il tentativo più ambizioso di soppiantare la religione con una dottrina politica che sin dall’inizio si è vantata di essere scientifica e di voler costruire l’uomo nuovo. Il socialismo si è imposto attraverso l’evangelizzazione e la spada, come le grandi religioni, ma nessuna di esse ha mai conosciuto una diffusione così vasta e veloce.

Dal 1820, quando i seguaci di Robert Owen coniarono la parola «socialismo», il 60% della popolazione mondiale è vissuto sotto un regime socialista, variamente denominato (socialdemocrazia, comunismo, fascismo, socialismo terzomondista). Il risultato però è stato quasi sempre fallimentare, fino alla caduta del Muro di Berlino e al crollo dell’Unione Sovietica.

La culla nella quale il socialismo nacque fu la Rivoluzione francese, con la sua esaltazione dell’uguaglianza, il suo profondo anticlericalismo e la promessa che tutto sarebbe potuto rinascere, come sostenevano Babeuf e la sua Lega degli Eguali.

Agli inizi del ’800, quando l’Europa inorridiva di fronte ai massacri napoleonici, il socialismo passò dalla fase rivoluzionaria a quella sperimentale, nella forma di piccole comunità in cui la gente poteva mettere in pratica la proprietà collettiva. Le più importanti di queste, in America e in Inghilterra, furono guidate o ispirate da Owen. Questi esperimenti non ebbero però successo e l’idea socialista si sarebbe probabilmente spenta sul nascere se non fosse stata ripresa da due geniali visionari come Karl Marx e Friedrich Engels. Poi la prima guerra mondiale offrì a Lenin un’opportunità storica e nel 1917 il socialismo ottenne il suo primo importante successo. Il capitolo fascista fu breve ed esplosivo, e il socialismo emerse rafforzato dalla sconfitta che la seconda guerra mondiale inflisse a quella che comunque era considerata un’eresia.

Sorsero molti regimi comunisti, ma anche la democrazia sociale trovò nuove prospettive di vita, sull’onda dall’incredibile trionfo elettorale di Attlee su Churchill nel 1945. Negli anni ’70, in piena Guerra Fredda, il socialismo toccò il suo apice, anche se restavano due punti deboli nella sua armatura, due problemi che alla lunga lo avrebbero vinto: i pessimi risultati economici e l’incapacità di prendere piede in America, la nazione più influente e ricca del mondo, in continua crescita.

Furono proprio i fallimenti economici a indurre vari paesi del Terzo Mondo a ripensare le proprie strategie e sorprendentemente lo fecero anche due giganti comunisti, la Cina e l’URSS, guidati da riformatori come Deng Xiao-ping e Gorbaciov.

Mancava solo il ripensamento del ramo socialdemocratico: ci pensò nel 1997 Tony Blair, che resuscitò il partito moribondo di Attlee con lo slogan «il partito laburista è il partito degli affari». La storia chiudeva il suo cerchio.

L’autore
Joshua Muravchik è autore di numerosi volumi, tra cui «The Future of the United Nations», «Exporting Democracy» e «The Imperative of American Leadership». È Resident Scholar all¹American Enterprise Institute di Washington. Vive nel Maryland con la famiglia.

La critica
«Un saggio eccellente» Paul Johnson «Un’opera importante, una lezione scientifica di come i più grandi errori possono essere commessi per i più nobili motivi» Booklist «Una storia illuminante» Wall Street Journal «L’appassionato racconto di un’utopia generosa eppure tragica» Christian Rocca (Il Foglio)

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