L’autunno della liberaldemocrazia – a cura di Mario Mancini

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La narrazione liberale da Stuart Mill all’Economist

2019, p. 224

 

Descrizione

“Il liberalismo ha costruito il mondo moderno, ma il mondo moderno si è rivoltato contro il liberalismo”. The EconomistOggi il liberalismo è identificato con l’elitismo. L’immagine emblematica è la signora Clinton che non sa utilizzare la MetroCard di New York perché viaggia in elicottero o in limousine; oppure la parcella a sei cifre del marito Bill o di Barack Obama per un discorso di una mezz’oretta di fronte ai potenti del mondo. La Thatcher conosceva le variazioni più infinitesimali del prezzo del burro; oggi i politici liberali conoscono solo il prezzo delle azioni. L’autocompiacimento da “missione compiuta” acceca la classe dirigente sulle sfide immense della rivoluzione tecnologica, delle biotecnologie e del clima. Sembra il Brave New World di Huxley. La gente si rifugia nella fortezza dei populisti e dei sovranisti che hanno sottratto ai partiti tradizionali la base popolare di consenso per lasciargli solo quella delle élite della globalizzazione. La crisi del liberalismo coinvolge anche la democrazia, il suo più importante spin-off. Per questo massimo think tank liberale del mondo, il magazine “The Economist” ha iniziato a parlare esplicitamente di rifondazione dell’idea liberale, ritrovando lo spirito originario di un movimento che ha plasmato il mondo moderno. Questa pubblicazione ricostruisce l’evoluzione della narrazione liberale attraverso i contributi del padre del liberalismo John Stuart Mill, di Tocqueville, della femminista Harriet Taylor Mill, della Scuola austriaca, di Keynes, di Hayek, di Popper, di Schumpeter, di Berlin, di Rawls, di Nozick e dell’“Economist”, che sta tentando di rilanciare la narrazione liberale su basi rinnovate. Un saggio di Girolamo Cotroneo, uno dei maggiori studiosi italiani del pensiero liberale e altri contributi, inquadrano nella storia e nell’attualità la narrazione liberale.

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