LORENZO INFANTINO – Ordine Senza Piano

 18,50

Le ragioni dell’individualismo metodologico

Una chiara spiegazione in termini individualistici dell’ordine sociale

Edizioni: Armando   Anno: 1998   pag. 272

COD: 018-268 Categoria:

Descrizione

 

INDICE DEL LIBRO

1. Introduzione
2. Bernard de Mandeville e Adam Smith: la teoria della “Grande Sociatà”
3. Quale metodo? Una questione di filosofia delle scienze sociali
4. Durkheim e l’applicazione del metodo collettivistixo
5. E’ possibile una lettura individualistica di Durkheim?
6. Economisti e sociologi a confronto: Carl Menger e Georg Simmel, Ludwig von Mises e Max Weber
7. Il primo Parsons tra sociologia ed economia
8. Conclusioni

1 recensione per LORENZO INFANTINO – Ordine Senza Piano

  1. Libreria del Ponte

    Recensione di Carlo Zucchi

    Questo libro, pubblicato anche in inglese per la prestigiosa casa editrice Routledge di Londra, con il titolo Individualism in Modern Thought, e del quale si annuncia anche una edizione tedesca, espone brillantemente, nella più pura tradizione “austriaca”, le ragioni dell’individualismo metodologico. Combatte uno degli errori più frequenti che si commettono nell’àmbito delle scienze sociali che consiste nella reificazione dei concetti collettivi, collocando invece al centro della sua riflessione l’azione umana e la moltitudine di eventi non prevedibili che da essa derivano; conseguenze inintenzionali di azioni umane intenzionali che costituiscono un “ordine senza piano”, la cui analisi deve compiersi in termini individualistici. La reificazione dei concetti porta all’errore di conferire contenuto autonomo e distinto, rispetto all’agire individuale, a concetti come “classe”, “Stato”, “partito”, “Chiesa”, “razza” e “società”, e porta inoltre a considerare le azioni individuali alla stregua di conseguenze e mai di cause.

    Gli argomenti di Infantino, densi e ben strutturati, rappresentano un notevole contributo alla comprensione delle scienze sociali sulla falsa riga di una alleanza intellettuale anglo-austriaca. K.H Mackintosh, del Quarterly Journal of Austrian Economics, espone e giudica così il contenuto di Ordine senza piano: “Il Professor Infantino ha applicato le sue notevoli capacità al fine di liberare le scienze sociali dalle deformanti servitù del collettivismo metodologico. Basandosi sull’individualismo metodologico iniziato e sviluppato da Bernard de Mandeville, Adam Smith, Herbert Spencer, Carl Menger, Ludwig von Mises, Friedrich von Hayek y Karl Popper, presenta una precisa formulazione della teoria dell’ordine non intenzionale […]. Coloro che hanno familiarità con le fonti del Professor Infantino saranno contenti di vedere come queste si utilizzino con efficacia e facilità. Coloro che invece leggeranno il libro con occhio critico apprezzeranno le sue ben documentate inviti a fare un bilancio delle opere su cui si basano le proprie tesi”.

    Il Professor Infantino ci mostra, riferendosi a Karl Popper, che “ciò che esiste veramente sono gli uomini”, mentre “ciò che non esiste è la società”, intesa come entità sdoppiata dagli individui. Inoltre, la società è un “legame interno” (Simmel) ai rapporti di interazione che gli individui pongono in essere sulla base di idee, norme e credenze. Se le azioni umane generassero soltanto esiti voluti non ci sarebbe bisogno delle scienze sociali, in quanto le azioni degli attori rivelerebbero già tutto, ma poiché “volere è potere” è soltanto un proverbio, le scienze sociali si propongono proprio di indagare le conseguenze delle azioni umane a prescindere dalle intenzioni di chi le pone in essere. Il fatto, poi che le origini e il mutamento delle norme sociali vengano ancor oggi ritenuti spesso conseguenza dell’intervento di forze misteriose e non il risultato di azioni umane, ci fa comprendere l’importanza delle scienze sociali.

    Riguardo poi al metodo delle scienze sociali, il Professor Infantino ritiene che non possa discostarsi da quello che Carl Menger ha chiamato “compositivo”, ossia un metodo che imputa la nascita e il mutamento delle norme e delle istituzioni sociali alla “composizione” di azioni intraprese da singoli individui in vista del conseguimento di finalità soggettive e non a un progetto deliberato di qualche mente illuminata o di qualche comitato di esperti. Come ci ricorda sempre il Professor Infantino: “È perciò necessario liberarsi da ogni pretesa di onniscienza e da quella presunzione (fatale) che spesso conduce a coltivare i miti del grande Legislatore e del grande Pianificatore che, sicuri di poter piegare l’esistente ai propri disegni, punta a plasmare e riplasmare intenzionalmente le norme e le istituzioni sociali”.

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