LOUIS E. CARABINI – Nati per la libertà

 15,00

IBL – 2018, Pagine 117

L’inutile tentativo di sopprimere lo spirito umano

 

Descrizione

«Gli stipendi dei manager sono troppo alti», «a nessuno dovrebbe essere permesso di possedere yacht lussuosi», «le aziende non dovrebbero licenziare i dipendenti per aumentare i profitti»: ogni giorno, al bar, in treno, a cena, sentiamo ripetere frasi come queste.

Sono opinioni di buon senso o solo luoghi comuni? Una sera anche Louis Carabini si trovò a dover ribattere a tesi di questo tipo. Proprio quelle sue discussioni sono all’origine di “Nati per la libertà”: un libro scritto per replicare, in modo semplice e con stile colloquiale, alle principali critiche indirizzate al libero mercato.

In queste pagine Carabini tocca temi come le disuguaglianze di reddito, la redistribuzione delle ricchezze, l’occupazione, la moneta, la tassazione delle imprese e dei patrimoni, il ruolo dello Stato, il processo democratico e molto altro ancora.

Argomenti di taglio etico ed economico s’intrecciano per offrire una solida difesa dell’ordine di mercato e quindi di un’economia capitalistica senza interferenze statali.

1 recensione per LOUIS E. CARABINI – Nati per la libertà

  1. Libreria del Ponte

    Recensione di Nicola Porro

    Quante volte vi è capitato di trovarvi in un salotto in cui i temi, condivisi e apprezzati da tutti, erano: «gli stipendi dei manager sono troppo alti; yacht da trenta metri sono un pugno in un occhio; le aziende non dovrebbero licenziare i dipendenti per aumentare i profitti».

    Più ipocritamente troverete e leggiamo di continuo il refrain sulla disuguaglianza che cresce, che poi tiene tutto dentro. Ebbene Louis Carabini ha scritto Nati per la Libertà (Ibl Libri) che risponde proprio a queste domande. La copertina del libro è talmente brutta che per un minuto ha spaventato anche il sottoscritto, ma il contenuto è talmente interessante che ve lo consiglio. Si legga ad esempio la questione riguardante la cosiddetta avidità delle imprese e degli imprenditori e provate a guardarla secondo un altro angolo: «prendersela con i profitti per abbassare i prezzi è esattamente l’opposto di quello che i leader politici e gli opinionisti dovrebbero fare. Gli alti profitti sono il mezzo più efficace per abbassare i prezzi in quanto attraggono investitori e imprenditori in un ramo che altrimenti trascurerebbero».

    Imporre un tetto al profitto sarebbe micidiale, poiché farebbe inceppare questo meccanismo virtuoso. Riguardo ai licenziamenti seguite la logica: «Se a qualcuno fosse impedito di ridurre il numero di lavoratori per ridurre le spese dell’azienda gli dovrebbe essere impedito anche di ridurre ogni altra spesa. È la logica del ragionamento. Perché? Ogni spesa è il reddito di qualcun altro e quando le spese vengono tagliate il lavoro di qualcun altro è messo a repentaglio. Se decidiamo di smettere di farci lavare i vetri delle finestre allora il lavoratore dei vetri è licenziato. Se l’imprenditore decide di non fare la consueta festicciola di Natale e come se licenziasse chi fa il catering. Se si impedisce, infine, ad un imprenditore di licenziare dipendenti per aumentare i profitti o ridurre le perdite, come prima cosa di imprenditore sarà riluttante ad assumere. In sostanza se non puoi licenziare non assumi».

    Sulla disuguaglianza ci sono pagine magnifiche, che per prima cosa mettono in discussione il banale luogo comune secondo il quale le disuguaglianze in America sarebbero fenomenali. Intanto l’autore nota come le persone che si trovano nelle fasce più basse della popolazione per reddito, sono molto mutate nel corso dei decenni: ciò banalmente vuol dire che negli States c’è mobilità sociale. Il Nostro dimostra infine come il reddito e il patrimonio anche per i più deboli sia enormemente aumentato negli ultimi anni. E la stoccata finale: «Chi afferma che il divario tra redditi stia peggiorando con l’uso di quella parola sottintende che qualcosa è sbagliato e ha bisogno di essere corretto. Chi fa quest’affermazione sottintende che sei ricchi fossero meno ricchi allora i poveri sarebbero meno poveri. Tuttavia ciò è sbagliato… Guadagnare ricchezza non è un gioco a somma zero».

    (Il Giornale, – Domenica 13/05/2018)

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