Ludwig von Mises – Liberalismo

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“Il programma del liberalismo potrebbe riassumersi in una sola parola: proprietà…La pace è la teoria sociale del liberalismo”

Edizioni: Rubbettino   Anno: 2021 pag. 277

 

COD: 018-51 Categoria:

Descrizione

Il liberalismo, scrive Mises, «è l’applicazione delle teorie scientifiche alla vita sociale degli uomini». Mises evita appelli ai sentimenti e prediche sui valori, e fa presente come ragioni logiche ed empiriche stiano lì a dimostrare l’inscindibile legame fra economia di mercato, da una parte, e il più esteso benessere e la più ampia libertà dall’altra; benessere e libertà sono impossibili all’interno del «socialismo», cioè all’interno di una società (comunista, fascista, nazista), che abbia abolito o strangolato la proprietà privata dei mezzi di produzione. «Il programma del liberalismo potrebbe riassumersi in una sola parola: “proprietà”». E insieme all’idea di proprietà, il liberalismo mette al primo posto l’idea di libertà e di pace. La pace è «la teoria sociale del liberalismo». E poi: «un sistema basato sulla libertà di tutti i lavoratori garantisce la massima produttività del lavoro umano e pertanto va incontro agli interessi di tutti gli abitanti di questo mondo». Prefazione di Dario Antiseri.

1 recensione per Ludwig von Mises – Liberalismo

  1. Libreria del Ponte

    Recensione di Carlo Zucchi

    L’opera, del 1927, offre una chiara disamina dei principi fondamentali su cui si basa una società liberale. Il liberalismo, scrive Mises, è l’applicazione delle teorie scientifiche alla vita sociale degli uomini. Ragioni logiche ed empiriche, più che meri discorsi, dimostrano che inscindibile è il legame fra economia di mercato, da una parte, e benessere e libertà dall’altra. Benessere e libertà sono impossibili al di fuori del mercato e din particolare in sistemi di pianificazione economica e centralizzata, quali il socialismo, che aboliscano o strangolino la proprietà privata dei mezzi di produzione. “Il programma del liberalismo potrebbe riassumersi in una sola parola: proprietà”. E insieme all’idea di proprietà, il liberalismo mette al primo posto l’idea di libertà e di pace. La pace è “la teoria sociale del liberalismo”. E poi: “un sistema basato sulla libertà di tutti i lavoratori garantisce la massima produttività del lavoro umano e pertanto va incontro agli interessi di tutti gli abitanti di questo mondo”.

    In merito alla libertà, solo la proprietà privata dei mezzi di produzione, è in grado di sottrarre gli individui allo strapotere dello Stato perché realizza una sfera protetta sottratta per legge alla sua ingerenza. E ancora: “La società ha bisogno della proprietà privata per poter sussistere, e poiché gli uomini hanno bisogno della società, debbono preservare la proprietà privata per non danneggiare i loro stessi interessi, cioè gli interessi di tutti. Giacché la società può reggersi soltanto sulla base della proprietà privata. Chi la difende, difende la tenuta del nesso sociale che lega tutti gli uomini, la tenuta della cultura e della civiltà dell’uomo. Egli si fa apologeta e difensore della società, della cultura e della civiltà e, se vuole questi fini, deve anche volere e difendere l’unico mezzo a cui esso conduce, ossia la proprietà privata”.

    Mises, allora, dimostra come ragioni logiche ed empiriche stiano lì a comprovare l’inscindibile legame tra economia di mercato, maggior benessere e più ampi spazi di libertà. Una società libera – argomenta – non solo è preferibile dal punto di vista ideale ma è anche indispensabile dal punto di vista tecnico se si vogliono raggiungere risultati ottimali. Questa, dunque, è la potente premessa sulla quale fonda la sua lucida e devastante critica alle economie pianificate. Il liberale secondo Mises, è a favore della libertà principalmente perché : “il lavoro libero è incomparabilmente più produttivo del lavoro effettuato da chi non è libero. Il lavoratore non libero non ha alcun interesse a impegnare seriamente le proprie forze. Quindi lavora quanto basta e con l’assiduità sufficiente a evitare le sanzioni previste per chi non rispetta i minimi di lavoro. Il lavoratore libero invece sa di poter migliorare la propria remunerazione quanto più intensifica la propria prestazione lavorativa. Quindi impegna appieno le proprie forze per accrescere il proprio reddito”.

    Inoltre, Mises ritiene impraticabile l’esperienza socialista, in quanto l’abolizione del mercato che essa comporta rende impossibile risolvere razionalmente i problemi economici. “Il calcolo economico capitalistico – spiega Mises – [è] l’unico che ci rende possibile una produzione razionale, [perché] si basa sul calcolo monetario. Solo perché sul mercato esistono prezzi espressi in moneta per tutte le merci e tutti i servizi, le più diverse specie di beni e di prestazioni lavorative possono rientrare in un calcolo omogeneo. Nell’ordinamento sociale socialista, in cui tutti i mezzi di produzione sono di proprietà della collettività, e in cui quindi non esiste un mercato e uno scambio di beni e servizi produttivi, non può esistere neanche un prezzo monetario dei beni di ordine superiore e delle prestazioni lavorative. Nella società socialista, perciò, mancherebbe lo strumento principe della gestione razionale di un’azienda: il calcolo economico. Non può esserci calcolo economico se manca un denominatore comune al quale poter ricondurre tutte le varie specie di beni e servizi”.

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