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MICHAEL NOVAK – L’Etica Cattolica E Lo Spirito Del Capitalismo

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Lo spirito capitalistico nasce dal cattolicesimo, non dal protestantesimo

Edizioni: Comunità    Anno: 1999   pag. 300

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COD: 018-167 Categoria:

Descrizione

Novak si impegna a dimostrare come, alla luce degli sviluppi degli ultimi decenni, il cattolicesimo, e in particolare la dottrina economica espressa nelle encicliche di Giovanni Paolo II, offra una serie di risposte alle esigenze della società contemporanea. Per Novak, dopo un lungo periodo di diffidenza, capitalismo e dottrina cattolica sono giunti finalmente a gettare le basi di un fecondo dibattito. La moderna etica cattolica, con i suoi concetti di giustizia sociale, di ecologia umana fondata sull’individuo e sulla famiglia è in grado di risolvere molti problemi delle società avanzate e di fornire un modello di riferimento per i paesi dell’America Latina e dell’Est europeo che affrontano i primi passi verso la liberalizzazione economica e politica.

1 recensione per MICHAEL NOVAK – L’Etica Cattolica E Lo Spirito Del Capitalismo

  1. Guglielmo Piombini

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    Recensione di Carlo Zucchi

    Dopo Lo spirito democratico e il Cristianesimo del 1981, Michael Novak presenta un altro importante contributo sul rapporto tra cattolicesimo ed economia di mercato. Forte di un’impostazione tomista del suo autore, L’etica cattolica e lo spirito del capitalismo fa chiaramente il verso a L’etica protestante e lo spirito del capitalismo di Max Weber (di cui si consiglia la lettura prima di intraprendere la lettura di questo libro). Rispetto al summenzionato lavoro del 1981, Novak mette in evidenza il nesso tra spirito capitalistico e capacità creativa, cosa che “costituisce il punto cruciale dell’etica cattolica”.

    Max Weber enfatizzò gli aspetti relativi al protestantesimo nello sviluppo del capitalismo, in particolare la “Teoria della comprova”, secondo la quale i protestanti vedono (e in un certo qual modo cercano) nel successo lavorativo e nell’accumulazione capitalistica, che favorisce l’astinenza dai piaceri mondani, una prova della loro predestinazione a un aldilà privo di sofferenze.

    Ebbene, Novak contesta questa visione, che vede nello spirito capitalistico l’affanno di chi cerca una salvezza ultramondana, a prezzo di una vita resa tetra dalle paure di una dannazione eterna sempre incombente. A fronte di tutto ciò, il teologo americano contrappone una concezione del capitalismo nella quale Dio ha creato l’uomo a sua immagine e somiglianza. Per cui, Dio, in quanto creatore, crea l’uomo, il quale, essendo stato creato a immagine e somiglianza di un creatore, è creatore esso stesso. Da qui l’enfasi posta sulla capacità creativa che permea l’iniziativa umana, sublimata nella funzione imprenditoriale.

    Scorrendo le parti del libro, Novak tocca il dolente tasto del rapporto tra il mondo cattolico e il capitalismo. Rapporto troppo spesso viziato da incomprensioni che hanno reso estremamente arduo individuare i punti in comune tra cattolicesimo e capitalismo, specie quelli relativi alla centralità della persona e al suo essere fine ultimo di tutte le cose, non sacrificabile di fronte ad alcuna ideologia e ad alcuna politica statalisa. Dalla sua esperienza di studi italiana, Novak ha potuto vedere come i più autorevoli esponenti cattolici italiani mostrassero una forte avversione nei confronti del capitalismo, in particolare Amintore Fanfani, ideologo della sinistra democristiana che vede nel capitalista un essere gretto, meschino, egoista e materialista. Ma Novak, critica questa visione di questa componente del mondo cattolico, a maggior ragione ora che, con il crollo del Muro di Berlino, i lavoratori necessitano di trovare quelle risposte che il socialismo non ha saputo loro dare.

    Novak ripercorre, inoltre, il cammino secolare che va dalla Rerum Novarum di Leone XIII nel 1891, alla Centesimus Annus di Papa Giovanni Paolo II del 1991. Se nella prima Leone XIII, in tempi di socialismo incombente, cercava di mettere in guardia gli operai, allora classe in ascesa, dalle tentazioni del socialismo ateo e materialista, oggi Papa Woityla, rivoluzionando il pensiero della Chiesa, apre al capitalismo, la cui enfasi posta sul suo aspetto creativo, lo priva di quella connotazione materialistica legata esclusivamente alla modernità atea e irreligiosa. Assai lucida, poi, appare la critica di Giovanni Paolo II alle piaghe morali che il Welfare State ha causato in occidente. Piaghe morali che si riscontrano nella sempre più latitante mancanza di spirito di iniziativa e di creatività, dovuta al fatto che lo Stato ha via via esentato le persone dal mettersi alla prova, regalando loro un “paradiso in terra” illusorio, quanto effimero.

    L’ultima parte del libro è dedicata alle sfide che attendono il futuro di cattolicesimo e capitalismo. Una volta terminata la guerra fredda, il problema della povertà nel sud del mondo e in vaste zone dell’Asia e dell’ex-impero comunista si presenta come il problema principale, come attestano anche le sempre più frequenti ondate migratorie che colpiscono il nostro paese. A questo vanno aggiunti il ritorno del problema etnico e razziale e la mai tramontata cultura nichilista, che continua a permeare la mente di giovani appartenenti a movimenti antagonisti come quello No-Global.

    Proprio lo sviluppo del movimento No-Global ha posto in evidenza come il crollo del muro di Berlino, lungi dall’aver convinto i marxisti dei loro errori, sembra invece aver attirato nel calderone anticapitalista parti sempre più ampie del mondo cattolico, ed è proprio per questo che L’etica cattolica e lo spirito del capitalismo è un libro quantomai attuale e indispensabile, specie (ma non solo) per quei cattolici che cercano risposte ai problemi attuali al di fuori dell’universo neo-marxista.

     

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