MINGARD – Zanetto (Cur.) – Colpirne Uno Per Educarne Cento

 8,00

Il caso Microsoft e il futuro della concorrenza in Europa

Perchè le leggi antitrust con cui l’Europa ha condannato microsoft danneggiano i consumatori e la concorrenza

Edizioni: Rubbettino-Facco   Anno: 2005   pag. 158

COD: 018-479 Categoria:

Descrizione

La condanna di Microsoft da parte dell’antitrust europeo ha suscitato vasti entusiasmi. Ma davvero decisioni di questa portata aiutano la concorrenza? È davvero giusto adottare una visione “quantitativa” della concorrenza a spese dell’innovazione? Sono queste alcune delle domande a cui tenta di rispondere questo libro. Un saggio a più voci che a partire dal caso Microsoft si interroga su meriti e demeriti dell’antitrust.

1 recensione per MINGARD – Zanetto (Cur.) – Colpirne Uno Per Educarne Cento

  1. Libreria del Ponte

    Recensione di Tiziano Buzzacchera

    Lunedì 12 dicembre, con inizio alle 18.30, al Grand Hotel Duomo di Milano viene presentato il libro Colpirne uno per educarne cento. Il caso Microsoft e il futuro della concorrenza in Europa, una raccolta di saggi curata da Alberto Mingardi e Paolo Zanetto (pp.160, € 9, 00) con prefazione di Oscar Giannino. Lo pubblica l’Istituto Bruno Leoni in collaborazione con gli editori Facco di Treviglio (Bergamo) e Rubbettino di Soveria Mannelli (Catanzaro).

    Era il 1968 quando Friedrich A. von Hayek, in una conferenza all’Università di Kiel, definì la competizione “un processo per scoprire fatti che, senza di essa, nessuno conoscerebbe o almeno nessuno utilizzerebbe”. Ora, nel marzo 2004 Microsoft è stata condannata dal Commissario europeo Monti a pagare una multa di 497 milioni di euro per abuso di posizione dominante. Di fatto, l’accusa si accomoda su una visione miope della concorrenza: tanti piccoli produttori, mercati aperti, prodotti omogenei e perfetta informazione fra venditori e consumatori. Proprio quel modello che lo stesso Hayek e, più in generale, la Scuola Austriaca, si sono sforzati di demolire nel corso degli anni.

    Colpirne uno per educarne cento lo spiega bene, illustrando il fallimento dell’Antitrust attraverso saggi di Chiara Battistoni, Federico Vasoli, Fred Smith Jr., Stan Liebowitz e Thomas DiLorenzo. Partendo dalla condanna di Microsoft, “una delle poche vicende economiche – scrive Oscar Giannino nella sua prefazione – che abbiano davvero saputo scaldare gli animi, negli ultimi anni, in Europa” e passando per le disavventure di Monti in merito a fusioni e acquisizioni d’impresa, il libro perlustra scrupolosamente i diversi aspetti dell’attacco all’azienda di Redmond, tentando di dimostrare che ad una società davvero libera non serve affatto un’autorità “a difesa del mercato”.

    Si scontrano infatti qui due concezioni della libertà: una intesa come assenza di coercizione, e una che si declina secondo il vocabolario dell’opportunità. Nelle società occidentali, e specialmente in Europa, pare essersi affermata la seconda, la cosiddetta “libertà di”, vissuta come estensione del raggio delle possibilità individuali. Con palmari (ma inopportune) ricadute anche sul piano dell’economia politica.

    Quest’ultima ritiene infatti da tempo deleteria l’esistenza del “potere di monopolio”, ovvero un “potere di mercato” esercitato dalle aziende in posizione dominante. Eppure, evidenzia sempre Mingardi, il potere è solo politico. L’altro errore commesso è stato quello di preferire un’interpretazione statica, quantitativa, della concorrenza (priva però di riscontro nella realtà) a una prospettiva dinamica. Incomprensioni teoriche che hanno permesso all’Antitrust di essere percepito come meccanismo provvidenziale per il capitalismo, ma che da sole non spiegano l’emergere dell’istituzione stessa. Lo riconosce Thomas DiLorenzo, trattando dello Sherman Act negli USA, il cui obiettivo profondo fu quello di difendere la politica – che offriva protezione ai grandi imprenditori attraverso misure daziarie – dalle contestazioni dell’opinione pubblica, rassicurando quest’ultima che si stava agendo invece contro i monopolisti, individuati all’epoca, dai produttori minori, come un pericolo, particolarmente all’interno del mondo dell’agricoltura. Bene fa allora Smith a dare le ragioni /(morali ed economiche) per cui bisognerebbe abolire l’Antitrust.

    Il Domenicale, 11 dicembre 2005

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