Murray N. Rothbard, L’etica della libertà,

(1 recensione del cliente)

 20,00

Il maggior lavoro filosofico di Rothbard

Introduzione di Luigi Marco Bassani

Edizioni: Liberilibri   Anno: 2021   pag. 468

COD: 018-57 Categoria:

Descrizione

L’etica della libertà è probabilmente l’opera più importante di Murray N. Rothbard, uno dei più grandi pensatori del ventesimo secolo e maggior teorico del libertarismo. Secondo l’economista americano un’analisi priva di giudizi di valore, ad esempio esclusivamente economica, non è sufficiente a fondare l’argomento a favore della libertà. Per poter difendere la causa della libertà individuale occorre una valutazione etica. Quest’opera di filosofia politica cerca quindi di fondare una teoria sistematica della libertà basata sul diritto naturale. Rothbard propone una società nella quale sia abolito ogni monopolio statale, e dove tutte le relazioni tra gli individui siano volontarie e contrattuali. In questo sistema “anarco-capitalista” tutti i servizi, compresi la sicurezza e la giustizia, sono offerti da imprese private in libera concorrenza sul mercato, in maniera più efficiente e senza costrizione alcuna. Secondo Rothbard lo Stato, in quanto detentore degli strumenti di coercizione, è sempre stato e sempre sarà il nemico naturale della libertà dell’uomo.

1 recensione per Murray N. Rothbard, L’etica della libertà,

  1. Carlo Zucchi

    L’etica della libertà è il prodotto maturo di Murray Newton Rothbard, una delle più grandi menti del ventesimo secolo, nonchè maggior rappresentante dell’anarchismo individualista. Dopo essere entrato alla Columbia University negli anni ’40, dove conseguì la laurea in matematica, Rothbard orientò il proprio interesse nei confronti dell’economia, conseguendo il Ph. D in storia economica con Joseph Dorfman, eminente storico del pensiero economico americano, con una dissertazione sul panico del 1819. All’uscita di Human Action nel 1949, Rothbard rimase folgorato da quest’opera, “Human Action è il libro: è l’interezza economica sviluppata a partire da convenienti assiomi prasseologici…”. Fu quest’opera che cambiò il corso della sua vita e delle sue idee. Rothbard seguì poi le lezioni di Mises, partecipò al seminario e alle cene misesiane al Village, sviluppando una sorta di venerazione per l’anziano professore austriaco, venerazione che sarebbe stata condivisa da molti liberali classici del dopoguerra.

    Educato alla prasseologia misesiana, Rothbard propone una società nella quale sia abolito il monopolio statale delle violenza, e tutti i servizi (anche sicurezza, protezione e giustizia) siano offerti in libera concorrenza sul mercato. Se, tramite Mises, abbraccia le idee della Scuola Austriaca di economia, Rothbard fa proprie anche le idee neotomiste e la dottrina lockiana dei diritti assoluti di proprietà. Non è infatti un caso che la prima parte di quest’opera, intitolata “Il diritto naturale”, sviluppi sistematicamente il pensiero di San Tommaso d’Aquino, ripercorrendo le tappe evolutive dell’ideale giusnaturalistico attraverso autori come Grozio, Pufendorf e altri ancora. Fervente sostenitore di un ordine contrassegnato dal diritto naturale fondato sulla ragione, Rothbard non solo avversa fortemente il positivismo giuridico caratteristico dello stato moderno, ma guarda con sospetto anche al diritto consuetudinario. Come ricorda infatti Luigi Marco Bassani nella preziosissima introduzione, Rothbard, nel solco della tradizione tomista che va da Tommaso d’Aquino a Grozio, crede in un ordine sistematico di leggi naturali suscettibile di essere scoperto. Nella filosofia del diritto naturale, però, la ragione non è destinata, come avviene nella moderna filosofia successiva a Hume, ad essere schiava delle passioni, limitandosi a scoprire i mezzi per raggiungere fini scelti arbitrariamente. Per il tomista o il giusnaturalista, la legge generale della moralità per l’uomo è un caso particolare del sistema di diritto naturale che governa tutte le entità del mondo, ciascuna con la propria natura e i propri fini.

    Secondo Rothbard, quello di diritti umani è un concetto privo di senso, in quanto il concetto di “diritti” ha senso soltanto se li si considera diritti di proprietà. I diritti di proprietà possono essere considerati identici in due sensi: in primo luogo, la proprietà può derivare soltanto dalle persone, cosicchè i loro diritti alla proprietà sono diritti che appartengono agli esseri umani; inoltre, il diritto al proprio corpo, alla libertà personale, è un diritto alla proprietà della persona, oltre che un “diritto umano”. I diritti umani, quando non vengono espressi in termini di diritti di proprietà, si dimostrano vaghi e contraddittori, facendo sì che i liberals indeboliscano quegli stessi diritti in nome della “politica pubblica” o del “bene generale”. In breve, una persona non ha il “diritto alla libertà di parola”; quello che effettivamente possiede è il diritto di affittare una sala e di rivolgersi a chi vi entra. Non si ha il diritto alla “libertà di stampa”; quello che si ha è il diritto di scrivere o pubblicare un opuscolo e di venderlo a chi desidera acquistarlo (o di regalarlo a chi lo accetta).

    In alternativa alle relazioni interpersonali volontarie improntate alla cooperazione pacifica, Rothbard pone l’aggressione violenta di un uomo a danno di un altro, che si verifica quando qualcuno viola l’altrui proprietà senza il consenso della vittima. La violazione può essere diretta contro la proprietà del corpo della vittima, come nel caso dell’aggressione fisica, e/o contro la sua proprietà di beni materiali, come nel caso della rapina o della violazione della proprietà. Ebbene, secondo Rothbard, quell’organizzazione che sempre, comunque e dovunque agisce in qualità di aggressore è proprio lo Stato, quando tassa i propri cittadini, estorcendo loro denaro senza il loro consenso, oppure quando muove guerra ad altri Stati, colpendo innocenti la cui unica colpa (quando appartengono allo Stato aggressore) è di essere governati da delinquenti aggressori che quasi mai vengono colpiti.

    Come per Albert J. Nock prima di lui, anche per Rothbard il nemico naturale della libertà dell’uomo è sempre e ovunque lo Stato, l’organizzatore dei mezzi politici, ossia degli strumenti di coercizione dell’uomo.

    Cliccare qui per leggere l'indice del libro

Aggiungi una recensione