Sold Out!

NOVAK, MICHAEL – Verso Una Teologia Dell’Impresa

 11,36

Riflessione teologica sull’economia di mercato

Edizioni: Liberilibri   Anno: 1996   pag. 93

 

Esaurito

COD: 018-69 Categoria:

Descrizione

«… Se il regno di Dio richiede che la povertà sia eliminata da questo mondo, esso dovrebbe anche pretendere una corrispondente crescita della ricchezza; quindi … il problema più importante non è tanto la povertà che è esistita da tempo immemorabile, ma come poter produrre la ricchezza …»

«… Io esorto i giovani cristiani ed ebrei intelligenti, ambiziosi e moralmente seri, a risvegliarsi di fronte ai pericoli crescenti dello statalismo. Essi si salveranno più sicuramente e serviranno meglio il Regno dei Cieli se ripristineranno la libertà e il potere nel settore privato piuttosto che lavorando alle dipendenze dello Stato. Propongo all’attenzione dei teologi l’idea che la minaccia morale più preoccupante per la nostra era non sia tanto la potenza delle grandi compagnie, quanto piuttosto il potere crescente e l’irresponsabilità dello Stato.»

1 recensione per NOVAK, MICHAEL – Verso Una Teologia Dell’Impresa

  1. Libreria del Ponte

    Recensione di Carlo Zucchi

    In quest’opera datata 1981, Novak pone in risalto come i pericoli maggiori per la nostra libertà vengono, non dalla potenza delle grandi compagnie, bensì dal potere crescente dello Stato e dai suoi comportamenti irresponsabili. Contrariamente alla vulgata statalista di quei tempi (e pure dei nostri a dire il vero), Novak sostiene, sulle orme di Mises, che l’imprenditore capace di prosperare è colui che riesce meglio a soddisfare le esigenze dell’attore sovrano per eccellenza sul mercato, ossia il consumatore. L’esortazione che il teologo americano rivolge ai giovani è quella di “ripristinare la libertà e il potere nel settore privato, piuttosto che lavorare alle dipendenze dello Stato.

    Novak si adopera per una teologia dell’economia, ambito fino ad oggi meno approfondito della ricerca teologica, in quanto i teologi degli ultimi 200 anni si sono avvicinati al capitalismo con un approccio pre-moderno, socialista, romantico e utopico, piuttosto che empirico. Secondo Novak, “l’impresa è un’espressione della natura socievole degli uomini”, e il fatto che molti cristiani vi lavorino depone contro gli scritti di quei teologi contemporanei che la considerano “potenza malvagia” in quanto simbolo del capitalismo che, a detta loro, sarebbe incompatibile con il cristianesimo.

    L’incapacità di discutere di problemi economici ha portato teologi e leaders spirituali a fare un uso ideologico della povertà, spesso esaltata nella Bibbia, ma il problema più importante, secondo Novak, è come produrre ricchezza. Inoltre, l’incapacità dei teologi di capire la società pluralista dei nostri giorni, li porta spesso a intestardirsi su idee ormai estranee alla realtà odierna: “un moderno ordine sociale deve necessariamente considerare i capi della Chiesa come esseri partecipanti a un comune dialogo, privi di qualsiasi privilegio”. La mancanza di una corretta comprensione teoretica del capitalismo, tra l’altro, li spinge verso un’ingenua visione della redistribuzione della ricchezza – la cui efficacia a fini di progresso sociale è tutta da dimostrare – e verso l’accettazione delle tesi weberiane relative a una presunta etica protestante posta alla base del capitalismo. Infine, i teologi sembrano non accorgersi che “un ordine economico in una società pluralistica non può essere basato sui principi o sulle idee di una singola Chiesa”, anzi, sembrano provare “una forte nostalgia per una società pianificata che permetterebbe di nuovo ai capi della Chiesa e ai leaders civili di allearsi e poter così infondere i loro valori a un’intera società”.

    Non è quindi un caso che nel 1991, sotto l’influsso di Novak, Papa Giovanni Paolo II abbia dato alla luce la Centesimus Annus, enciclica in cui vengono poste le basi della ricerca teologica sull’impresa. In essa troviamo che: “…Proprio la capacità di conoscere tempestivamente i bisogni degli altri uomini, e le combinazioni dei fattori produttivi più idonei a soddisfarli, è un’altra importante fonte di ricchezza nella società moderna”. E ancora: “Così diventa sempre più evidente e determinante il ruolo del lavoro umano disciplinato e creativo e- quale parte essenziale di tale lavoro – delle capacità d’iniziativa e d’imprenditorialità”. Infine,: “In questo processo sono coinvolte importanti virtù, come la diligenza, la laboriosità, la prudenza nell’assumere ragionevoli rischi, l’affidabilità e la fedeltà nei rapporti interpersonali, la fortezza nell’esecuzione di decisioni difficili e dolorose, ma necessarie per il lavoro comune dell’azienda e per far fronte agli eventuali rovesci di fortuna”. La moderna economia dell’impresa, dice il Papa, ha la sua radice nella “Libertà della persona”.

    Diversamente da molti teologi, Novak ha voluto mostrare una teologia in cui l’impresa non appare “come un fine ultimo: essa è solamente un mezzo, uno strumento, un agente terreno”, ha voluto mostrare una teologia dell’impresa che sia in grado “di dimostrare come le imprese possano essere strumenti di redenzione, dei valori e degli scopi dell’umanità, strumenti della grazia divina”.

Aggiungi una recensione