AYN RAND – Denaro e libertà – edizione tascabile ridotta

 2,60

Prefazione di Marco Faraci

Il discorso sul denaro di John Galt, tratto da Atlas Shrugged

Edizioni: Leonardo Facco Editore   Anno: 2002   pag. 48

COD: 018-76 Categoria:

Descrizione

La visione di Marx, secondo cui nelle relazioni economiche di mercato si configura lo sfruttamento, è del tutto rigettata da Ayn Rand. Sul denaro, straordinario mezzo di scambio, scrive: “Commerciare per mezzo del denaro è il codice degli uomini di buona volontà. Il denaro poggia sull’assioma che ogni uomo è il proprietario della propria mente e dei propri sforzi. Il denaro non consente di stabilire il valore dei nostri sforzi a nessun potere superiore, ma solo alla scelta volontaria dell’uomo disposto a commerciare in cambio dei suoi sforzi. Il denaro ci permette di ottenere per i nostri prodotti e per il nostro lavoro quello che valgono per gli uomini che li acquistano, non di più. Il denaro non permette alcun affare all’infuori di quelli a beneficio reciproco secondo il libero giudizio dei contraenti. Il denaro ci impone il principio che gli uomini devono lavorare per il proprio benessere, non per la propria sofferenza, per guadagnare, non per rimetterci”. Per questo il denaro è libertà.

INDICE DEL LIBRO

Prefazione di Marco Faraci

Discorso sul denaro, di Ayn Rand

Dizionario randiano essenziale

Bibliografia randiana

Ripristiniamo il Gold Standard, di Alan Greenspan

1 recensione per AYN RAND – Denaro e libertà – edizione tascabile ridotta

  1. Libreria del Ponte

    Recensione di Alberto Mingardi

    Prima di diventare “l’uomo dietro il denaro” (così il titolo di una recente biografia di Justin Martin), Alan Greenspan è stato un economista più radicale e coerente di quanto si direbbe.

    Il deus-ex-machina della Fed faceva parte del “circolo” di intellettuali stretti attorno ad Ayn Rand. Alla Rand – il cui pensiero è ben riassunto in una citazione fulminante: “il sistema politico ideale è il capitalismo” – Greenspan era vicinissimo, tant’è che in uno dei saggi di Ayn (“Capitalism: The Unknown Ideal”) spunta un capitolo firmato da Alan. “L’oro e la libertà economica”, così s’intitola, è una appassionata difesa del gold standard contro le ambizioni rapaci delle banche centrali.

    Si tratta di un documento curioso, soprattutto alla luce delle scelte che Greenspan compie quotidianamente. Bene ha fatto, dunque, la Leonardo Facco Editore a pubblicarlo, in traduzione italiana, a margine di un libretto della Rand, “Denaro e libertà” (per la cura di Marco Faraci).

    “L’avversione quasi isterica nei confronti del gold standard”, scrive Greenspan, “è un atteggiamento che unisce gli statalisti d’ogni risma. Forse in modo più chiaro e sottile di molti difensori del laissez-faire, essi comprendono che l’oro e le libertà economiche sono imprescindibili”.

    La sua riflessione s’innesta sulla dato di fatto che il denaro è un “mezzo di scambio”, serve a facilitare i commerci, ma un mezzo di scambio non viene “scelto a caso”. “Si sceglie un metallo perché dotato di caratteristiche di omogeneità e divisibilità”. Ma ancor più importante è che si tratti di un bene di lusso: il che implica scarsità e alto valore unitario. Un’oncia d’oro vale quanto mezza tonnellata di ghisa: quale sia più facilmente trasportabile e, quindi, scambiabile, mi pare chiaro.

    Ecco perché l’oro s’è affermato, storicamente, in questo frangente. Che un sistema monetario ancorato all’oro (in cui la cartamoneta sia davvero, come stava scritto sulle vecchie lire, “pagabile a vista al portatore”) non sia sopravvissuto al Novecento si spiega perché esso è “incompatibile con deficit di spesa cronici (il marchio di fabbrica del Welfare State)”.

    Scrive Greenspan: “lo Stato sociale non è altro che un meccanismo attraverso il quale i governi confiscano i beni dei membri produttivi di una società per sostenere un vasto numero di piani assistenziali”. Il Welfare non è finanziato soltanto con la tassazione: bensì anche facendo “ricorso a massicci deficit di spesa pubblica”, cioè col “prendere a prestito il denaro emettendo obbligazioni governative”.

    E’ però solo con l’abbandono del gold standard che diventa possibile espandere il credito in maniera illimitata. E, così, finanziare la spesa pubblica a scapito dei risparmi.

    “I deficit di spesa sono soltanto un sistema per confiscare ricchezza. L’oro ostacola questo insidioso processo, si pone a protezione dei diritti di proprietà”. Il gold standard è strumento di libertà: questo insegnava, il signor Alan Greenspan, nella sua vita precedente.

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