RAND, AYN – La Notte Del 16 Gennaio

 13,00

Un giallo in forma teatrale ricco di suspence, che ebbe grande successo a Broadway

Edizioni: Liberilibri   Anno: 2005   pag. 143

COD: 018-458 Categoria:

1 recensione per RAND, AYN – La Notte Del 16 Gennaio

  1. Libreria del Ponte

    Recensione di Carlo Stagnaro

    Alisa Rosenbaum nasce il 3 febbraio 1905 a San Pietroburgo da una benestante famiglia ebrea. Prima di tre figlie, agi e speranze cadono sotto il tritasassi della Rivoluzione. Eppure i sogni di bambina non svaniscono (a nove anni decide di fare la scrittrice) e anzi la spingono, nel 1926, a mettersi in viaggio verso la libertà. Che poi vuol dire il balzo verso l’America, la shining city on the hill, dove prende il nome con cui è universalmente nota: Ayn Rand. Un nome destinato a diventare per i fan del capitalismo quello che Charles Dickens era stato per i socialisti del suo tempo. I protagonisti dei suoi romanzi sono individui eroici che con le proprie forze riescono a brillare come corpi estranei e superiori alla società.

    Una volta negli Stati Uniti, grazie alla sua passione per il cinema (e a una raccomandazione dei parenti d’oltreoceano) si afferma come sceneggiatrice e sposa l’attore Frank O’Connor. È il 1929: nel 1934 la coppia si trasferisce a New York, cornice della sua produzione letteraria, dei suoi amori cannibaleschi, di una vita da carnefice e vittima di un movimento filosofico, l’oggettivismo, che finirà travolto dalla forza inarrestabile che l’aveva generato: l’ego di Ayn.

    Del resto, fin dal suo arrivo nella nuova patria ha un’ossessione: il successo. Ma non dimentica la famiglia: tenta anzi di traghettarla nella terra dei liberi. Desiderio che manterrà la consistenza lieve delle illusioni: nel 1937, quando la coltre staliniana cala plumbea sulla via tra Mosca e Washington, viene la sconfitta. Che è doppia e cocente: trentacinque anni dopo l’ultimo contatto, la sorella più piccola, Nora, troverà il modo di raggiungerla nella Grande Mela assieme al marito. La vita “amerikana”, però, non li appassiona, e presto i due faranno ritorno a casa, accompagnati dallo sconcerto della scrittrice. Questo è, forse, l’unico smacco della sua vita.
    La sua frenetica ricerca di un’identità – il bisogno di dire al mondo che lei, scappata dall’inferno, ha qualcosa da dire – la condurrà in vetta alle classifiche. La luna di miele con la letteratura comincia nel 1934 con un genere borderline: il teatro. Woman on Trial, che originariamente si chiamava Penthouse Legend, verrà rappresentata subito a Hollywood e l’anno successivo a Broadway, dove cambierà nome in Night of January 16th. La notte del 16 gennaio è anche il titolo scelto dalla Liberilibri di Aldo Canovari, che ha recentemente dato alle stampe l’edizione italiana di questa curiosa pièce a “finale aperto”. Nella storia sono presenti molti degli elementi peculiari di quello che è più di uno stile: una way of life. Karen Andre viene processata per l’omicidio del suo datore di lavoro e amante. La giuria è scelta fra il pubblico a ogni rappresentazione, il destino dell’infelice è nelle mani della massa: la Rand immagina entrambe le conclusioni, condanna e assoluzione. Questa donna aliena a ogni forma di religione (che non sia il suo stesso culto, beninteso) lascia filtrare tra le pagine del copione il grido antico: Crucifige. E sì che la sua simpatia va tutta alla donna e all’uomo che, per rincorrere una gioia forse effimera ma succosa, hanno preso a calci una società che si ritrae di fronte a quel che potrebbe avere ma non osa. Le prove congiurano contro Karen, eppure non riescono mai a raggiungere quella certezza “beyond any reasonable doubt”. A quel punto passano in secondo piano le ragioni dei due, si perde di vista perfino l’oggettività del fatto. Solo il Crucifige rimane a riempire il vuoto, solo il caso – una giuria benevola – potrà restituire quella che agli occhi dell’autrice è vera giustizia. Il giusto è colui che si sa alzare da solo; che ce la fa perché mastica la polvere, fatica e sputa, ma infine emerge. Colui che, insomma, ha il coraggio di abbandonare la sua Russia interiore per trovare l’America dello spirito. L’originale intreccio della vicenda, la splendida costruzione dei dialoghi e l’atmosfera di suspense che avvolge trama e personaggi, fino al calar del sipario, ne fanno senz’altro uno dei più riusciti lavori teatrali del nostro tempo.

    (Nelle foto: Ayn Rand)

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