Descrizione
Psichiatra e filosofo politico statunitense di origine ungherese, Thomas Szasz (1920-2012) è una figura centrale nel dibattito del secondo dopoguerra sulle relazioni tra psichiatria, politica e pensiero libertario. Dopo avere conquistato una rapida fama difendendo la tesi che le malattie mentali non esistono e che, quindi, non possono esserci neppure le psicoterapie, Szasz ha avanzato forti critiche nei riguardi della psichiatria istituzionale, che consisterebbe nella somministrazione, quasi sempre coercitiva, di trattamenti fittizi per malattie inesistenti. Esplorando le implicazioni politiche delle sue ricerche psichiatriche, Szasz ha elaborato una versione del libertarismo politico fondata sul principio di autoproprietà, che sancisce il diritto di ogni individuo al pieno possesso del proprio corpo. Nel libro viene restituita un’immagine del pensiero di Szasz sgombra dai pregiudizi ideologici che hanno accompagnato la sua recezione nel nostro paese. In particolare, vengono considerati alcuni temi salienti delle sue ricerche, come il ruolo del mito e della coercizione nella psichiatria, la natura dello Stato terapeutico, il conflitto tra libero arbitrio e determinismo psichiatrico.
L’autore
Roberto Festa, già professore ordinario di Filosofia della scienza e logica presso il Dipartimento di studi umanistici dell’Università di Trieste, si è interessato alla logica induttiva, all’epistemologia bayesiana e alla metodologia delle scienze sociali. È autore di decine di articoli su riviste internazionali e di alcune monografie, tra le quali “Optimum Inductive Methods” (1993), “Cambiare opinione” (1996) e “Giochi di società” (2013, con Gustavo Cevolani).
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