L’Educazione Impossibile, di Rothbard, Mises, Spencer e altri

 2,60

– Testimonianze contro la scuola pubblica

La vocazione totalitaria della scuola di Stato

Edizioni: Leonardo Facco Editore   Anno: 2002   pag. 64

COD: 018-26 Categoria:

Descrizione

Recensione di Adalberto Ravazzani

La nostra società è in preda a una regressione culturale senza precedenti. Le ideologie collettiviste, socialiste, comuniste e i loro sgradevoli derivati strutturali hanno ormai preso piede, contaminando qualsiasi settore delle esistenze degli individui. Come ha affermato Javier Milei, il nostro imbattibile economista libertario, è giunto il momento di “levare dalla testa delle persone il socialismo”. Non è un’impresa facile. Per distruggere il socialismo occorrono numerose armi culturali, a partire dal coraggio, dalla determinazione e dal buonsenso. Per incrinare il collettivismo bisogna spezzare con una spada di Damocle la stessa base su cui esso poggia: l’istruzione pubblica.

Per questo motivo è da encomiare una breve e piccola antologia libertaria, curata dalla casa editrice Leonardo Facco: “L’educazione impossibile”. Il sottotitolo ricalca appieno l’autentico scopo dell’opera: Testimonianze contro la scuola pubblica.” L’inchiostro pregiato su carta raccoglie degli scritti imbattibili di autori immortali, che hanno messo sotto accusa l’educazione statale: stiamo parlando di L.Patterson, H.Spencer, B.Tucker, L.von Mises, G.Miglio e M.N.Rothbard, accompagnati da una bella prefazione di Renato Farina. La visione del mondo di questi autori, nella variegata pluralità di indagini e metodi utilizzati, è estremamente limpida: il mondo dell’istruzione pubblica è un monopolio da abbattere e un sistema che si pone in piena antitesi al mondo imprenditoriale e di libero mercato.

Nonostante i manifesti intellettualistici e propagandistici a favore della pubblica istruzione e sulla sua “importanza” sociale, la struttura educativa pubblica è una fonte inesauribile di sprechi di risorse pubbliche (quindi soldi dei contribuenti), e di inefficienze burocratiche. A questo stato di cose si aggiungono normative via via sempre più stringenti e aleatorie: obblighi, compiti, uffici, nozioni e programmi, che nulla hanno a che fare con una mentalità produttiva, aperta e a favore del libero scambio. L’impianto polemico di questo libro rompe gli incantesimi e le favole propagandistiche, squarciando il velo della Maya che è capace di nascondere la reale essenza delle corporazioni scolastiche e universitarie pubbliche.

Le pagine giungono all’origine del problema rintracciato nel monopolio statale dell’ istruzione, e dal socialismo educativo di Platone con “La Repubblica”, dialogo fondante dello statalismo occidentale. Lo stesso gesto operato dallo Stato dello “strappare” i figli dai genitori, rappresenta un autentico furto. Il fatto che si voglia imporre un’educazione pubblica è un nonsenso, un ossimoro, poiché la formazione è sempre qualcosa che parte dall’individuo per valorizzarlo a trecentosessanta gradi. Questa concezione pedagogica la spiegava in maniera impeccabile Herber Spencer: secondo il filosofo inglese, per essere uomini liberi dalle catene dello Stato bisogna istruirsi in autonomia, prediligendo appieno le proprie capacità, le proprie passioni e i punti di forza individuali. Avvalersi del diritto di ignorare lo Stato significa- per Spencer- preferire un universo educativo pluralistico, competitivo e che insegni i valori della responsabilità e dell’autonomia individuale.

Di certo questa concezione si scontra con la classe politica, burocratica e di funzionari statali, i quali considerano l’educazione un ottimo sentiero per porre quelle basi capaci di far perdurare il proprio establishment all’infinito. In un mondo scolastico e universitario come quello italiano, contrario a qualsiasi iniziativa privata, avverso alla proprietà privata e al capitalismo, fondato su elementi come la carta bollata e da drappi come il valore legale del diploma, una riflessione autenticamente liberista sulla formazione è di estrema importanza. “L’educazione impossibile” è un manuale che ci viene in soccorso. Spezzando i dogmi del politicamente corretto sarà possibile costruire un nuovo ideale educativo, fondato sul talento, il merito e l’individualismo, in contrapposizione al collettivismo. Come diceva Guareschi “Il collettivismo è umiliazione dei migliori ed esaltazione dei peggiori”. Questo vale anche per la pubblica Istruzione.

20/04/2021

1 recensione per L’Educazione Impossibile, di Rothbard, Mises, Spencer e altri

  1. Libreria del Ponte

    Recensione di Carlo Lottieri

    Da anni impegnata in operazioni editoriali “controcorrente” (a difesa della libertà individuale e contro ogni forma di statalismo), la casa editrice Leonardo Facco ha recentemente pubblicato un aureo libretto che può aiutare a comprendere quanto sia necessario impegnarsi perché il nostro sistema educativo sia cambiato in modo radicale: creando pluralismo, responsabilità e concorrenza dove oggi vi sono solo programmi ministeriali e burocrazie inamovibili. La piccola antologia intitolata “L’educazione impossibile. Testimonianze contro la scuola pubblica” ha così il merito di mostrare quanto sia inaccettabile l’idea stessa di una scuola di Stato, così come è illiberale – secondo quanto rilevava già Herbert Spencer nell’Ottocento – l’idea stessa di una religione o di una carità di Stato. L’istruzione è un affare dei genitori e delle agenzie educative a cui essi intendono affidarsi, al punto che l’obbligo scolastico e la statizzazione degli istituti scolastici configurano un vero e proprio “rapimento” dei bambini da parte degli apparati dello Stato, ponendo in tal modo le premesse per una società totalitaria.

    Nel volume della Leonardo Facco editore sono incluse pagine sulla scuola tratte da alcuni dei maggiori “classici” del pensiero liberale e libertario: da Spencer a Mises, da Tucker a Isabel Paterson, da Miglio a Rothbard. E certamente ha ragione Renato Farina, nell’introduzione, quando rileva che si tratta di testi che, fino ad ora, sono stati “nascosti alla vista di tutti”. Il motivo non è difficile da intuire.

    Come sottolinea Miglio, in effetti, nessun ceto politico dominante “può lottare per conquistare o mantenere il potere senza assicurarsi contemporaneamente il controllo di tutte le istituzioni scolastiche: cioè senza ottenere che la propria ideologia sia accetta e rispettata dal sistema educativo”. La scuola di Stato rappresenta il prologo ad una società statizzata. E già nel 1927, in Liberalismo, Mises aveva avviato una lettura dell’istruzione pubblica e obbligatoria che oggi ci aiuta a capire come l’immensa carneficina dell’ultimo secolo (nelle guerre mondiali, certamente, ma anche nelle rivoluzioni e nel terrorismo) non sia neppure pensabile senza quel processo progressivo di manipolazione delle coscienze e di nazionalizzazione brutale del popolo di cui l’educazione pubblica si è resa responsabile. È solo attraverso la scuola, infatti, che è possibile trasformare i bambini in soldati, e gli uomini liberi in schiavi ubbidienti.

    Essenziale, in questo senso, la questione affrontata da Rothbard nel momento in cui si sofferma sull’avvento del protestantesimo. Citando Lutero e Calvino, egli mostra come fin dall’inizio l’istruzione scolastica pubblica sia stata “utilizzata quale mezzo per sopprimere il dissenso religioso, e anche per inculcare nei sudditi indisciplinati la virtù dell’obbedienza allo Stato”. Né è un caso che uno degli episodi più tristi della storia americana sia proprio la promulgazione, il 7 novembre 1922, di una legge (in Oregon) che proibiva le scuole private e obbligava ogni bambino a frequentare la scuola pubblica. Quella norma fu bocciata dalla Corte Suprema, ma Rothbard ricorda anche come “i sostenitori più agguerriti della legge non furono, come ci si potrebbe aspettare, gli intellettuali o gli educatori liberal o progressisti; la punta avanzata era il Ku Klux Klan, all’epoca molto forte negli Stati del Nord, che voleva opprimere il sistema scolastico parrocchiale cattolico, e costringere tutti i bambini cattolici o immigrati a far parte della forza neo-protestante e ‘americanizzante’ della scuola pubblica”.

    Lo Stato laico ed educatore è l’erede di questa storia. Nelle sue scuole, infatti, ai bambini vengono ora illustrate le nuove “verità” e gli ultimi dogmi del politicamente corretto: il culto di Gaia (immagine sacrale della Terra, cara alla deep ecology), l’ineluttabilità della società multiculturale, il disprezzo per l’ordine capitalistico, la proprietà privata, la globalizzazione, e così via.

    E soprattutto, come scriveva Isabel Paterson, “ogni sistema educativo controllato politicamente tenterà, prima o poi, di inculcare la dottrina della supremazia dello Stato”. La riprova è sotto i nostri occhi.

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