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SERGIO RICOSSA – Da Liberale A Libertario

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 7,75

Cronache di una conversione

Antologia di articoli curata da Alberto Mingardi, che tracciano il percorso intellettuale verso il libertarismo del brillante economista torinese

Edizioni: Leonardo Facco Editore   Anno: 2000   pag. 98

Esaurito

COD: 018-130 Categoria:

1 recensione per SERGIO RICOSSA – Da Liberale A Libertario

  1. Guglielmo Piombini

    Recensione di Carlo Zucchi

    Dalla penna di Sergio Ricossa e dal genio di Alberto Mingardi, una breve, ma divertente raccolta di articoli scritti dall’economista torinese durante la sua attività pluridecennale di pubblicista sulle pagine de “Il Giornale”. In questo pamphlet vengono ripercorse le tappe dell’evoluzione ideologica di Sergio Ricossa da liberale einaudiano ad anarco-individualista, anche perché, diciamolo (come direbbe Ignazio La Russa), finchè i liberali potevano riunirsi comodamente in cabine del telefono stando pure larghi, definirsi liberale era un privilegio per pochi eletti, magari per poche mummie orgogliosamente demodè della politica e dell’economia. Ma con il trionfo del liberalismo, invece di vederci riconosciuto il merito di “averci preso”, vediamo le “cabine telefoniche” liberali pullulare di ex, post e “mai stati” comunisti come il liberal-democratico D’Alema o il buon (ista) Veltroni che si iscrisse al PCI per poter meglio combattere il comunismo. Con siffatti compagni di bottega (oscura), tanto valeva cambiare indirizzo. Diventare comunisti per ripicca non è possibile, perché gli ex (o post, come volete) comunisti conquistano sì posizioni nella casa liberale, ma la vecchia casa (comunista) non la lasciano certo sguarnita, così, se bussiamo alla porta, un Cossutta che ci risponde cortesemente lo troviamo sempre. E così, per trovare un po’ di pace, l’ormai ex-liberale Sergio Ricossa (un tempo definito dal Manifesto “Più a destra di Gengis Khan” ) ha dovuto trovare alloggio nella casa anarco-individualista.

    Se è possibile trovare ritratti di Adam Smith e Ludwig von Mises, un po’ più sorprendente è l’elogio tributato al reazionario (senza virgolette) De Maistre, nostalgico di quell’ancien regime in cui vigeva “la necessità del consenso della nazione all’imposizione dei tributi”. Non possono inoltre mancare pensieri su Keynes, Einaudi, Leoni e Milton Friedman, oltre che a politici come Ronald Reagan e Margaret Thatcher. Lo stile caustico e impareggiabile dell’autore rendono anche il più banale degli argomenti una lezione imperdibile su cui meditare andando oltre i luoghi comunisti dei giorni nostri. Gli scritti di Ricossa non sono soltanto un’occasione per orientarsi all’interno del pensiero liberale e libertario, ma rappresentano, soprattutto, una costante sfida al Politically Correct, ideologia (sempre rigorosamente sinistrorsa) che sembra aver sostituito il marxismo e nella quale sembrano non sguazzare poi troppo male gli anticomunisti di un tempo e i destroversi di oggi.

    Da non trascurare, infine, l’intervista a Sergio Ricossa dell’allora “allievo” diciassettenne Alberto Mingardi, che ha anche scritto la prefazione. E poiché Ricossa sa riconoscere i talenti, non ha mancato di ricambiare il favore ad Alberto Mingardi scrivendo la prefazione a un suo libro “Lettera a un amico no global”, uscito in questi giorni di fine 2003. In ogni modo, l’intervista spazia da argomenti di carattere più prettamente culturale, come le considerazioni personali di Ricossa sui vari autori via via menzionati, a racconti di vita tratti dal clima conformistico in cui ha vissuto (e continua a vivere) l’Italia dal sessantotto (con s rigorosamente minuscola) in poi, con particolare menzione per i “Formidabili” anni Settanta.

    Per chiunque voglia passare qualche oretta piacevole, questo libro non può mancare nella propria biblioteca, anche perché, oltre che alla lettura, si presta anche alla RI-lettura, nel senso che, quando si ha voglia, lo si può sempre prendere dallo scaffale in cui lo si è posato una volta letto, per rileggere anche solo un articolo o due. Che dire, quindi, se non…Buona Lettura.

     

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