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Lysander Spooner – La costituzione senza autorità

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 10,30

No Treason No. 6

Una critica insuperabile dello statalismo democratico, scritta da un grande anarchico dell’Ottocento

Edizioni: Il Melangolo   Anno: 1997   pag. 148

 

Esaurito

COD: 018-54 Categoria:

Descrizione

Lysander Spooner è stato uno dei più noti pensatori individualisti americani dell’800. I suoi scritti esprimono una fedeltà assoluta nei principi della Dichiarazione d’Indipendenza su cui sono stati fondati gli Stati Uniti d’America, a partire dal consenso dei governati come unica fonte di legittimità dei governi. Grazie alla sua profonda competenza giuridica, Spooner sviluppa una critica devastante alla credenza nella natura vincolante della Costituzione americana e di ogni altra Carta costituzionale. In quest’opera sconfigge con le loro stesse armi i sostenitori della natura contrattuale della Costituzione dimostrando, attraverso impeccabili ragionamenti logico-giuridici, che patti di questo genere non sono mai stati stipulati da nessuno perché “nessuno sarebbe mai così pazzo o delinquente da firmarli”. Uomo coraggioso e combattivo, Spooner ingaggiò numerose sfide legali all’autorità pagando alti costi personali. Nel 1844 fondò una compagnia postale privata di successo per sfidare il monopolio statale, che fu costretta alla chiusura dal governo. Si impegnò inoltre a fondo nel movimento abolizionista contro la schiavitù.

1 recensione per Lysander Spooner – La costituzione senza autorità

  1. Guglielmo Piombini

    Tutti coloro che hanno a cuore il progredire della libertà hanno ora a disposizione un gioiello del pensiero libertario classico: La Costituzione senza autorità. No Treason n. 6 di Lysander Spooner, considerato da alcuni il testo più sovversivo che sia mai stato scritto negli Stati Uniti.

    Lysander Spooner (1808-1887), insieme ad altre figure come Josiah Warren e Benjamin Tucker, fa parte di quella tradizione anarchica americana ottocentesca che, a differenza del confuso e contraddittorio anarchismo collettivistico europeo, si è sempre mantenuta su posizioni individualiste. Da questo filone di pensiero discende quella che è la dottrina politica più dinamica e innovativa apparsa negli ultimi decenni: l’anarco-capitalismo di Murray Rothbard e David Friedman, che teorizza l’abolizione di tutti i monopoli legali e l’integrale privatizzazione della società, polizia e tribunali compresi.

    Lysander Spooner fu infatti fra i primi a contestare l’esistenza dello Stato in nome del diritto naturale di ogni individuo sulla propria persona e sulla propria proprietà: «I diritti naturali di un uomo sono sua proprietà esclusiva, contro il mondo intero; e una qualsiasi violazione di essi è ugualmente un crimine, sia che venga perpetrata da un solo uomo che da milioni di uomini che si autodefiniscono governo». Se l’appropriazione violenta dei beni altrui, da chiunque venga commessa, è sempre un crimine, ne deriva che la tassazione governativa, fondandosi sulla coercizione e non sul consenso, è obiettivamente indistinguibile dall’estorsione.

    Nasce da questo ragionamento il famoso paragone che Spooner fa tra lo Stato e una banda di briganti: «il governo, come un bandito, dice ad un uomo : “o la borsa o la vita”…Ma la sua rapina è di gran lunga più vile e vergognosa. Il brigante assume solo su di sè la responsabilità e il rischio del suo atto criminoso. Egli non pretende di avere qualche giusta pretesa al vostro denaro, o di avere intenzione di usarlo a vostro beneficio. Il brigante è un uomo troppo sensato per fare dichiarazioni di questo tipo. Inoltre, una volta che ha preso il vostro denaro, egli vi molla, come voi desiderate che egli faccia. Egli non persiste nel seguirvi per strada, contro la vostra volontà, pretendendo di essere il vostro legittimo sovrano in virtù della protezione che vi offre…e marchiandovi come un ribelle, un traditore o un nemico della patria, e schiacciandovi senza pietà, se voi contestate la sua autorità, o fate resistenza alle sue richieste. Il brigante è troppo gentiluomo per rendersi colpevole di queste imposture, ingiurie e scelleratezze. Egli non tenta, oltre ad avervi rapinato, di fare di voi il suo zimbello o il suo schiavo».

    L’efficacia della critica di Spooner alla Costituzione americana, come fa notare Valeria Ottonelli nella sua bella prefazione, deriva dal fatto di basarsi sugli stessi principi in cui credevano i Padri Fondatori: secondo la Dichiarazione d’Indipendenza gli individui sono dotati di un diritto permanente alla rivoluzione o alla secessione, potendo in ogni momento decidere se entrare a far parte dello Stato o se rinunciarvi. I contrattualisti democratici che fondano la legittimità delle azioni dei governi su una presunta adesione volontaria dei governati vengono quindi sconfitti con le loro armi nel momento in cui Spooner dimostra, attraverso impeccabili ragionamenti logico-giuridici, che patti di questo tipo non sono mai stati stipulati da nessuno (poichè, aggiunge, nessuno sarebbe mai così pazzo o delinquente da firmarli).

    La Costituzione non ha quindi alcuna autorità, e di conseguenza non produce alcun obbligo, perché non può essere considerata, come richiede la filosofia che sta alla sua base, un contratto tra governanti e popolo. Un contratto infatti può valere solo tra le persone che l’hanno scritto e firmato, e solo per il tempo che queste persone sono ancora in vita; nessun accordo stretto da un piccolo gruppo di uomini può obbligare i terzi estranei o i discendenti per intere generazioni. Nè si può dire che esista un’adesione implicita manifestata andando a votare o pagando le tasse. Per quanto riguarda il voto, spiega Spooner, esso non può vincolare coloro che non sono andati alle urne o che hanno votato per altri candidati; inoltre non è detto che coloro che hanno eletto il governo in carica l’abbiano fatto liberamente; è molto probabile infatti che, proprio come un soldato in guerra è costretto ad uccidere per non essere ucciso, così uno è costretto a votare per salvarsi dalla tirannia e dal saccheggio che altri col voto possono esercitare nei suoi confronti. Ridicolo è poi l’argomento del pagamento delle tasse, trattandosi di un atto obbligato e non volontario. I governanti non possono quindi essere considerati rappresentanti di nessuno, dato che i mandanti sono segreti (tale è la procedura elettorale) e non si sa chi sia responsabile dei loro atti. Inoltre un mandatario non può mai avere un potere assoluto e irresponsabile sulla persona e sulle proprietà del mandante.

    Per l’anarchico Spooner solo le regole del diritto privato, quelle cioè che ognuno adotta quotidianamente nei rapporti con i propri simili, corrispondono ai veri canoni del diritto e della ragione; per contro, tutti i concetti del diritto pubblico, quali la sovranità, l’imperatività, l’obbligazione politica, si rivelano ai suoi occhi come mistificazioni che nascondono ogni sorta di sopraffazioni e soprusi di alcuni uomini su altri uomini: di ciò fu conferma anche un doloroso fatto personale, poichè fu in nome della legalità che venne soppressa manu militari la sua fiorente compagnia postale privata, con la quale egli aveva osato sfidare il monopolio statale. «L’unica vera sovranità – scrisse in una lettera indirizzata al presidente americano Grover Cleveland – è quella che ogni essere umano ha sulla propria persona e proprietà, purchè rispetti l’unica legge di giustizia nei confronti della persona e della proprietà di ogni altro essere umano. Tutti gli altri cosiddetti diritti di sovranità sono semplicemente usurpazioni perpetrate da tiranni, impostori, e cospiratori».

    Tutti i libertari non possono allora che riconoscersi nell’auspicio di Spooner che alle attuali organizzazioni politiche statuali subentrino col tempo delle autentiche unioni volontarie di uomini liberi, «come quelle che ci saranno un giorno fra tutti gli uomini del mondo se le varie nazioni, o quelle che sono presunte tali, si libereranno mai degli usurpatori, dei ladri e degli assassini che vanno sotto il nome di governi, e che ora le depredano, le riducono in schiavitù e le annientano».

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