TAYLOR, JOHN B. – Fuori Strada

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Come lo Stato ha causato, prolungato e aggravato la crisi finanziaria

Edizioni: IBL Libri   Anno: 2009   pag. 105

COD: 018-980 Categoria:

Descrizione

 

Ad ascoltare John Taylor, uno dei maggiori studiosi contemporanei di economia monetaria, non cade oggi il primo anniversario della recessione mondiale: “Molti osservatori hanno sostenuto che la crisi sia peggiorata perché le autorità degli Stati Uniti (e in particolare il Tesoro e la Federal Reserve) avevano deciso di non intervenire per evitare la bancarotta di Lehman Brothers – scrive il professore di Stanford nel suo libro Fuori Strada, appena pubblicato in Italia dall’Istituto Bruno Leoni – ma la risposta è più complicata”.

Perché la tempesta perfetta, secondo Taylor, si materializza una settimana più tardi, quel 23 settembre nel quale l’allora segretario del Tesoro, Henry Paulson, e il presidente della Fed, Ben Bernanke, presentano al congresso il maxi intervento Tarp (Troubled Asset Relief Program) da 700 miliardi di dollari. Un documento di nemmeno tre pagine, con poche indicazioni sul suo funzionamento e nessuna menzione di un’eventuale supervisione.

“Un’autoattribuzione di poteri discrezionali senza precedenti – ha scritto Oscar Giannino nella prefazione al libro – di fronte a poteri di guerra, i mercati reagiscono con il sentimento che alla guerra è collegato: il panico e la fuga”.

Gli interventi statali non hanno soltanto aggravato la crisi; secondo Taylor sono alla radice della stessa. La politica, finendo “fuori strada” rispetto ai due decenni precedenti – quelli della Great moderation – ha fatto deragliare economia e finanza. L’errore principale, secondo l’economista, è stato di politica monetaria: la Fed di Alan Greenspan non si è attenuta alla legge che prende il nome dallo stesso economista di Stanford, che fissa l’andamento ottimale e parallelo tra tasso d’interesse e quello di inflazione.

Tra 2002 e 2004, mentre il livello dei prezzi saliva, Greenspan ha calibrato il tasso di interesse molto al di sotto di quanto previsto da tale criterio, portandolo all’1 per cento. E questa politica ha accelerato il boom immobiliare. Se le autorità sono “al primo posto della lista in cui compaiono le risposte alla domanda su cosa sia andato male”, ne discende che i politici dovrebbero riconsiderare “l’idea che azioni e interventi statali ampi e frequenti siano l’unica risposta agli attuali problemi economici”.

Una presa di coscienza per “tornare in carreggiata”, soprattutto in un momento – come scriveva ieri il New York Times – in cui la spesa governativa Usa ammonta al 26 per cento dell’economia nazionale, record dalla Seconda guerra mondiale.

Da Il Foglio, 15 settembre 2009

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