Frédéric BASTIAT – Armonie Economiche

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Il trattato di economia che rappresenta il più importante lavoro teorico del grande ecomista francese. Introduzione di Francesco Ferrara.

Edizioni: Utet   Anno: 1945   pag. 642

COD: 018-320 Categoria:

Descrizione

 

Legatura editoriale in mezza tela, con titolo in oro al piatto e al dorso, in tassello dorato. Sovraccoperta con alette. Pagine brunite, come i tagli, in buono stato. Ritratto dell’ Autore all’ interno. Numerose illustrazioni in nero nel testo. Volume n. VI ( 6 ) della collana.

1 recensione per Frédéric BASTIAT – Armonie Economiche

  1. Libreria del Ponte

    Recensione di Dario Antiseri

    Francesco Ferrara nella sua introduzione alla edizione italiana delle “Armonie economicne” del 1851 scriveva: “Bastiat ( nella foto ) è una di quelle celebrità immacolate e modeste, che s’ingrandiscono a dispetto di sé medesime”. Più vicino a noi Carlo Lottieri ha voluto ribadire che “per il cattolico Bastiat, uno Stato che legifera in materia di fraternità (oggi diremmo di solidarietà) non soltanto lede i diritti inviolabili della persona e non soltanto danneggia i ceti più deboli, oltre che i legittimi proprietari espropriati. Esso opera non soltanto contro l’etica e l’economia, ma minaccia la stessa vita religiosa”.

    Da parte sua, Sergio Ricossa non condivide e reputa eccessivo l’ottimismo Iiberistico dell’ ‘’armonismo’’ di Bastiat, ma è pronto a riconoscere che esso “era l’antidoto contro i veleni sparsi dai predicatori nella lotta di classe”. E contro il loro – e non solo loro – statalismo. Scrive Bastiat: “Gli uomini come materiale, un principe per meccanico, un filosofo sopra tutto questo, l’impostura come strumento, la schiavitù quale risultato; è questa dunque la fraternità che ci viene promessa?”. E ancora: “Dato che si sarà ammesso in via di principio che lo Stato ha l’incarico di operare in modo fraterno in favore dei cittadini, si vedranno tutti i cittadini trasformarsi in postulanti. Proprietà fondiaria, agricoltura, industrie, commercio, marina, compagnie industriali, tutti si agiteranno per reclamare i favori dello Stato.

    Il Tesoro pubblico sarà letteralmente saccheggiato. Ciascuno troverà buone ragioni per provare che la fraternità legale deve essere intesa in questo senso: ‘I vantaggi per me ed i costi per gli altri'”. Centocinquanta anni fa Bastiat voleva quel che oggi viene teorizzato da Robert Nozick: uno Stato minimo. E già con quella luce dietro le spalle -luce prima teologica e poi etica e infine politica – la quale gli fa sempre subordinare la sovranità statale a quella dei singoli individui, “anche perché lo Stato è solo un’astrazione ed uno strumento, mentre i secondi sono entità morali e metafisiche, oltre che presente in carne ed ossa”.

    Frédéric Bastiat nasce a Mugron, nei pressi di Bayonne, il 25 giugno del 1801. Perduti, ancora bambino, il padre e la madre, viene affidato alle cure di alcuni parenti. Studia in collegio. Racconta il Ferrara: “I suoi studi elementari furono fatti a Sorrèze, collegio assai riputato, ove l’acutezza dell’intelligenza e l’attenzione sostenuta, distinguevano abbastanza il giovane allievo per lasciarlo sempre trovare al livello dei suoi migliori compagni, in vista alle continue lacune che la debole tempra della sua salute lo costringevano a frapporre nel corso dei suoi lavori”. Esce dal collegio all’età di vent’anni. Lavora prima a Bayonne in una azienda commerciale di un suo zio paterno. Successivamente si ritira in una sua proprietà in campagna, e coltiva la sua intelligenza e fa coltivare i suoi campi.

    Nel 1830 scrive un opuscolo per appoggiare alle elezioni M. Faurie. Qui, tra l’altro, possiamo leggere (nella traduzione del Ferrara): “Può esistere libertà, ove per sostenere enormi spese, il governo, costretto a levare enormi tributi, ricorre alle imposte più vessatorie, ai monopoli più ingiusti, alle esazioni più odiose; ad invadere il campo delle industrie private, restringere sempre più il cerchio dell’attività individuale, farsi mercante, fabbricante, corriere, professore, e non soltanto imporre un alto prezzo ai servigi che presta, ma ben anco allontanare, dandole il carattere di un delitto punibile, ogni concorrenza che possa attenuare i suoi profitti? Siamo noi liberi quando il governo spia tutti i nostri movimenti per assoggettarli ad una tassa, sottopone tutte le nostre azioni alle ricerche dei suoi impiegati, impaccia tutte le nostre intraprese, scatena tutte le nostre facoltà, s’interpone fra tutti i cambi, per farsi ostacolo agli uni, contrariare gli altri e guadagnare su tutti?”.

    Nel 1844 Bastiat è in Inghilterra, dove viene folgorato dalla scoperta delle battaglie libero-scambiste condotte da Richard Cobden e da Bright. Bastiat “giunse in Inghilterra nel momento in cui l’associazione della Lega aveva trasportato a Londra il centro della sua attività ed estendeva di giorno in giorno il suo predominio sulla pubblica opinione. Bastiat – è sempre Francesco Ferrara a parlare – intervenne a quei meetings, ascoltò quella nuova eloquenza, conobbe quegli uomini […]. Si trattava di libertà, di affezioni non grette, di filantropiche aspirazioni […]. Eccolo, dunque, deciso: Bastiat sarà economista, e la propaganda del libero scambio sarà il suo vessillo”. Nel 1846 Bastiat fonda l’Association de libre échange. Viene eletto prima all’Assemblea costituente e poi a quella legislativa.

    La sua battaglia è su più fronti: deve combattere contro i socialisti come Louis Blanc e gli interventisti come Thiers. E, intanto, pubblica i suoi saggi: “Cobden et la ligue”; “Les Harmonies économiques”, i “Sophismes économiques” e i “Petits Pamphlets”.

    Siamo nel 1850 e Bastiat ubbidisce al suo medico che gli consiglia di passare il periodo invernale in Italia. Bastiat viene in Italia. Qui le sue condizioni di salute, però, si aggravano. Bastiat muore, da cattolico convinto, a Roma, la vigilia di Natale del 1850. Viene sepolto a Roma nella chiesa di San Luigi dei Francesi.

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