Guglielmo Piombini – 50 classici del pensiero liberale e libertario

 25,00

Tramedoro-Monolateral

Novembre 2020

442 pagine

Descrizione

Il libro raccoglie le sintesi ragionate e approfondite di 50 opere di 50 autori diversi vissuti dal sedicesimo secolo a oggi: da Étienne de La Boétie ad Adam Smith, da Frédéric Bastiat a Herbert Spencer, da Ludwig von Mises a Friedrich von Hayek a Bruno Leoni, da Milton Friedman a Michael Novak, da Ayn Rand a Murray N. Rothbard.

Il lettore di questo libro può quindi esplorare, in un affascinante viaggio nella storia delle idee, le grandi opere che nel corso dei secoli hanno contribuito ad edificare il pensiero liberale classico, fino ai più recenti sviluppi in senso libertario e anarco-capitalista. Il liberalismo, da questo percorso di lettura, ne esce a testa alta, rivelandosi una dottrina fecondissima di scoperte intellettuali nel campo filosofico, politico ed economico.

Ormai risulta sempre più chiaro che il liberalismo non è una delle tante dottrine politiche nate in Occidente, ma è la filosofia politica caratteristica della civiltà occidentale.  E’ l’individualismo liberale la peculiarità che ha reso l’Occidente differente dalle altre società. Tutte le maggiori civiltà della storia hanno conosciuto il dispotismo imperiale e l’onnipotenza del governo burocratico e centralizzato, ma solo nell’Europa occidentale si sono affermati l’individualismo, l’inviolabilità della proprietà privata, la libera iniziativa, il libero mercato, la libertà di ricerca scientifica, il governo limitato.

 

“I 50 classici del pensiero liberale e libertario è un grandissimo libro, è una raccolta impareggiabile, un manuale da consultare ad ogni pagina anche a caso, provateci … Aprite a caso una pagina e dopo poche righe troverete uno spunto di riflessione, una risposta, un concetto diretto e semplificato. Me lo porto dietro ad ogni possibilità ed ora che l’ho quasi finito. Lo riscoprirò ogni volta che vorrò indicare cause ed effetti, risposte e pensieri vicini al mio pensiero.” (Mario Ruffino)

 

 

INDICE DEL LIBRO

Prefazione

I PRECURSORI (1550-1815)

  1. Étienne de La Boetié, Discorso sulla servitù volontaria (1550)
  2. Juan De Mariana, Il Re e la sua educazione (1599)
  3. John Locke, Secondo trattato sul governo (1690)
  4. Montesquieu, Lo spirito delle leggi (1748)
  5. Adam Smith, La ricchezza delle nazioni (1776)
  6. Thomas Paine, I diritti dell’uomo (1791-92)
  7. Wilhelm von Humboldt, Saggio sui limiti dello Stato (1792)
  8. Jean-Baptiste Say, Trattato di economia politica (1803)
  9. Benjamin Constant, Conquista e usurpazione (1813)
  10. Destutt de Tracy, Trattato di economia politica (1815)

L’EPOCA LIBERALE (1815-1914)

  1. Alexis de Tocqueville, La democrazia in America (1835)
  2. Charles Dunoyer, Sulla libertà del lavoro (1845)
  3. Frédéric Bastiat, Sofismi economici (1845)
  4. John C. Calhoun, Disquisizione sul governo (1850)
  5. John Stuart Mill, Sulla libertà (1859)
  6. Lord Acton, Storia della libertà (1877)
  7. Carlo Cattaneo, Opere e scritti politici (1881)
  8. Herbert Spencer, L’uomo contro lo Stato (1884)
  9. Vilfredo Pareto, Corso di economia politica (1897)
  10. Norman Angell, La grande illusione (1910)

L’ERA DELLO STATO ONNIPOTENTE (1914-1977)

  1. Ludwig von Mises, Liberalismo (1927)
  2. Josè Ortega y Gasset, La ribellione delle masse (1930)
  3. Walter Lippmann, La giusta società (1937)
  4. Friedrich A. von Hayek, La via della schiavitù (1944)
  5. Karl R. Popper, La società aperta e i suoi nemici (1945)
  6. Henry Hazlitt, L’economia in una lezione (1946)
  7. Raymond Aron, L’oppio degli intellettuali (1955)
  8. Wilhelm Roepke, Al di là dell’offerta e della domanda (1958)
  9. Benedetto Croce e Luigi Einaudi, Liberismo e liberalismo (1959)
  10. Bruno Leoni, La libertà e la legge (1961)

LA RIVINCITA DEL LIBERALISMO (1977-2020)

  1. James Buchanan, La democrazia in deficit (1977)
  2. Jude Wanniski, The Way the World Works (1978)
  3. Milton Friedman, Liberi di scegliere (1979)
  4. George Gilder, Ricchezza e povertà (1981)
  5. Michael Novak, Lo spirito del capitalismo democratico e il cristianesimo (1982)
  6. Guy Sorman, La soluzione liberale (1984)
  7. Julian Simon, The Ultimate Resource 2 (1996)
  8. Hernando de Soto, Il mistero del capitale (2000)
  9. Arthur Laffer, The End of Prosperity (2008)
  10. Rainer Zitelmann, La forza del capitalismo (2018)

DAL LIBERALISMO AL LIBERTARISMO (1870-2020)

  1. Lysander Spooner, La Costituzione senza autorità (1870)
  2. Benjamin R. Tucker, Instead of a Book (1893)
  3. Albert Jay Nock, Il nostro nemico, lo Stato (1935)
  4. Ayn Rand, La virtù dell’egoismo (1961)
  5. David Friedman, L’ingranaggio della libertà (1973)
  6. Robert Nozick, Anarchia, Stato e Utopia (1974)
  7. Walter Block, Difendere l’indifendibile (1976)
  8. Murray N. Rothbard, L’etica della libertà (1982)
  9. Hans-Hermann Hoppe, Democrazia, il dio che ha fallito (2001)
  10. Michael Huemer, Il problema dell’autorità politica (2013)

 

 

 

1 recensione per Guglielmo Piombini – 50 classici del pensiero liberale e libertario

  1. Adalberto Ravazzani

    Esistono libri che edificano e creano quel sentiero fecondo affinché la libertà sia potata nelle sue radici divine. E poi ci sono pensatori che amano talmente tanto il libero pensiero da renderlo il fine ultimo della propria esistenza. Guglielmo Piombini con la sua insuperabile opera “Cinquanta classici del pensiero liberale e libertario” (Tramedoro-Monolateral) non fa eccezione a queste caratteristiche. Piombini è una delle menti più eccelse e intelligenti del panorama culturale: editore, libraio, e studioso, è uno dei massimi divulgatori insieme a Bassani, Lottieri, Infantino e Facco, del liberismo.

    Già con “Il Medioevo della libertà”, l’autore aveva spezzato la tradizionale concezione illuministica del Medioevo, basata su assunti totalmente fallaci. Il Medioevo fu un periodo che permise lo sviluppo di quelle basi per la società capitalistica, borghese e industriale. Fu un’epoca di libertà e di consapevolezza, libera dalla burocrazia statale. Le invenzioni furono altamente innovative: la bussola , la stampa, gli occhiali. E ancora: il radicalismo dei fiorenti commerci nel Basso Medioevo, il metodo di scrittura contabile della partita doppia (con Fibonacci e de Pacioli) che permette tutt’ora la duplice rilevazione (dei redditi e dei movimenti finanziari e monetari) dei fenomeni aziendali nel mastrino Dare e Avere; per non parlare della valorizzazione della figura del mercante o della Lex Mercatoria.

    Con i “Cinquanta classici del pensiero liberale e libertario”, Piombini ha superato se stesso e si è inserito a pieno titolo nel pantheon degli autori che ha riportato in questa “Summa” liberale. Sono nomi immortali: pensiamo solo ad esponenti come il padre dell’economia politica, Adam Smith, Say (con la sua teoria degli sbocchi), Rand, Von Mises, Hayek, Friedman, Spencer, Bruno Leoni,Bastiat, Nozick, Zitelmann e Novak. Per non parlare di Murray N. Rothbard, già autore del libro “For a new liberty” (1973), testo chiave del mondo anarco-capitalista.

    Come in un perfetto riquadro artistico, un mosaico ispirato a “La ricchezza delle nazioni” di Smith, Piombini ha valorizzato con inchiostro sagace gli scritti chiave dei filosofi e degli economisti del pensiero libertario, coloro che dovrebbero essere presi come esempio di vita e di coraggio. In un’epoca “oscura” in cui predomina il pensiero socialista e liberticida, la Scuola Austriaca, che è la linfa vitale di Piombini, permette di difendere quei valori inalienabili per una società libera. Il liberalismo è l’unica filosofia politica possibile in Occidente, una prassi che permette ricchezza, sviluppo e libertà economiche, oggi più che mai indispensabili.

    Animati da questo libro, possiamo nuovamente sfidare il destino. Piombini ha dato il knockout allo statalismo e alla burocrazia. Il suo nome è inciso nel Monte Rushmore della libertà. Noi dobbiamo portare avanti questa missione senza mai perdere la speranza, edificati dalla cultura di libero mercato e dall’individualismo metodologico; elementi fondamentali per difendere la proprietà privata, l’impresa e l’homo oeconomicus dai “capricci” della pianificazione centrale.

    (Il Corriere Pavese, 11/02/2021)

Aggiungi una recensione