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Robert Nozick – Anarchia, Stato e Utopia

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Un libro geniale, diventato un classico del libertarismo favorevole allo stato minimo

Edizioni: Net   Anno: 2008   pag. 382

Esaurito

COD: 018-123 Categoria:

Descrizione

Anarchia, Stato e Utopia è un’opera fondamentale nell’ambito della teoria libertaria, perché l’enorme attenzione che ricevette nell’establishment accademico fece uscire questa corrente di pensiero dall’ombra in cui era relegata. A tale esito probabilmente contribuì l’utilizzazione da parte di Nozick di alcuni strumenti concettuali e linguistici della filosofia analitica, all’epoca dominante nel mondo anglosassone. Il grande valore dell’opera va rintracciato soprattutto nella giustificazione teorica di uno Stato minimo all’interno di uno schema di evoluzione socio-economica spontanea, in contrapposizione alle tesi liberal di John Rawls. Gli individui hanno il diritto di possedere le loro proprietà e non vi è alcuna legittimità morale negli interventi redistributivi della ricchezza compiuti coercitivamente dai poteri pubblici. L’interesse ricevuto dall’opera presso l’intellettualità mainstream ha successivamente, ma erroneamente, generato l’identificazione del libertarismo con la teoria di Nozick. Le altre correnti di pensiero, quando hanno voluto confutare la teoria libertaria o parti di essa, si sono quasi sempre confrontate solo con questo autore, ignorando i più coerenti e articolati edifici teorici delle componenti anarchiche, giusnaturaliste o razionaliste del libertarismo.

1 recensione per Robert Nozick – Anarchia, Stato e Utopia

  1. Carlo Zucchi

    Recensione di Carlo Zucchi

    Senz’altro l’opera più nota di Robert Nozick e autentico classico della teoria politica del Novecento. Uscito nel 1974, si pone in contrasto con Una teoria della giustizia di John Rawls, uscita nel 1971. Se gli anni Settanta segnano l’apogeo, e insieme il tramonto del liberalismo lib-lab, quest’opera di Nozick si rifà al liberalismo classico (e coerente) di John Locke, secondo il quale lo Stato era sì necessario, ma doveva intervenire il meno possibile nelle vite dei cittadini. Riprendendo questo filone, Nozick sostiene che soltanto uno “Stato minimo” è giustificabile per la salvaguardia di società capaci di vivere in libertà. A ciò consegue, una ferrea difesa dei diritti individuali, in particolare dei diritti di proprietà. Il fatto che Nozick finirà per seguire un itinerario ideologico un po’ ondivago (andando verso posizioni via via più stataliste, come in La vita pensata del 1989, salvo poi ritornare agli “antichi amori” in età avanzata), ad Anarchia, Stato e Utopia va l’indiscusso merito di aver “sdoganato” le idee libertarie presso l’establishment accademco-culturale, facendo venire in superficie tutta una vasta produzione culturale che vedeva in autori come Ayn Rand e Murray N. Rothbard i suoi esponenti principali, sebbene con qualche dissenso rispetto a Nozick.

    Se Anarchia, Stato e Utopia può essere considerata la risposta a Una teoria della giustizia di John Rawls, Nozick elabora a sua volta una “teoria della giustizia” basata sulla nozione di titolo valido, ossia qualsiasi titolo dal quale possa emanare la validità del diritto di proprietà detenuto da una persona su un determinato bene, sia esso mobile o immobile. La visione teorico-filosofica generale si ispira al liberalismo di John Locke in quanto a diritti individuali, mentre dal punto di vista politico, Nozick propende, a differenza delle tesi anarchiche, per uno stato minimo di stampo liberale il cui unico compito è la tutela dei diritti di proprietà. La teoria del titolo valido muove in senso critico verso le teorie politiche della giustizia distributiva “basate su modelli”, o costruite intorno a principi “a stato finale” ossia quelle teorie costruite secondo il principio “a ciascuno secondo…” il merito, piuttosto che il bisogno, o il quoziente intellettivo. Queste teorie sono tendenzialmente a stato finale, nel senso che immaginano una distribuzione decisa a priori una volta per tutte. Secondo Nozick, una teoria distributiva dovrebbe tener conto degli sviluppi pregressi della vicenda produttiva da cui nasce l’esigenza distributiva che si tratta di affrontare. La teoria che Nozick predilige, quella del titolo valido, presenta due modalità di acquisizione del possesso in modo valido: la prima è l’acquisizione a titolo originario, la seconda prevede il regolare trasferimento per consenso del titolo.

    Riguardo a Rawls, Nozick critica i suoi principi di giustizia in quanto basati su modelli a stato finale. Ma di Rawls, Nozick critica soprattutto il presupposto egualitario da cui discende il criterio giustificativo basato sulle convinzioni che la distribuzione dipende dall’idea che la cooperazione sia centrale allo sviluppo e, soprattutto, che i talenti delle persone non sono puramente individuali, ma sono in qualche modo collettivi. Secondo Nozick, non tutta la torta sociale dovrebbe essere distribuita indipendentemente da chi l’abbia prodotta, mentre il principio di differenza, che presuppone di valutare gli assetti sociali nella prospettiva dell’individuo rappresentativo più svantaggiato, non è in grado di aspirare alla pretesa di Rawls di fornire termini equi di cooperazione tra le parti. Riguardo al talento, poi, non basta averlo, ma occorre anche volerlo e saperlo mettere a frutto, cosa che Rawls spesso trascura. Inoltre, ogni eventuale intervento dello Stato sui talenti appare piuttosto intrusivo e quindi implica una potenziale forte violazione dei diritti individuali. Per di più, l’argomento redistributivo di Rawls viene criticato per essere indirettamente contro gli incentivi economici, poiché i soggetti più dotati verrebbero scoraggiati a impegnarsi maggiormente.

    In ogni caso, Anarchia, Stato e Utopia merita di stare a pieno titolo fra i classici del liberalismo, specie se si tiene conto del periodo in cui è stato pubblicato, anche se, curiosamente, l’anno, il 1974, può essere considerato fra i più fortunati per i liberali classici e i libertari di tutto il mondo, dato che, oltre alla pubblicazione di Anarchia, Stato e Utopia, può annoverare la consegna del Premio Nobel per l’economia a Friedrich von Hayek.

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