Murray N. Rothbard, IL MITO DEL SOCIALISMO DEMOCRATICO

Murray N. Rothbard, IL MITO DEL SOCIALISMO DEMOCRATICO

Libertarian Review, settembre 1977

Traduzione di Guglielmo Piombini su Enclave numero 12, giugno 2001

In tutte le discussioni tra un socialista e un sostenitore del capitalismo, quasi sempre il primo riesce a mettere il secondo subito con le spalle al muro, impegnandolo per tutto il tempo a difendersi dagli attacchi sulla presunta incapacità del libero mercato di impedire le disuguaglianze, le crisi economiche, o persino il degrado prodotto dal consumismo e dal materialismo. Stando permanentemente all’offensiva, il socialismo appare senza macchia: entrambe le parti danno così implicitamente per scontato che l’economia di mercato debba dimostrare il proprio valore mettendosi sullo stesso piano etico e ideologico del socialismo. La moralità del socialismo, invece, non viene quasi mai messa in discussione, e i suoi critici si limitano a contestarne la praticabilità o la funzionalità. In realtà il socialismo non è nè praticabile nè morale; sia in teoria che in pratica è un sistema insuperato quanto a brutalità, dispotismo, massacri, e sfruttamento. Esso non merita alcun solenne rispetto o riconoscimento morale.

Prima di affrontare il socialismo, dimostreremo in poche parole le ragioni della moralità e dell’efficacia dell’opposto sistema di libero mercato. Il libero mercato è una vasta rete di scambi interpersonali, che ogni partecipante pone in essere di volta in volta volontariamente perchè ritiene di beneficiare dallo scambio. Dato che gli scambi sono liberi e volontari, l’economia di mercato è armonica e cooperativa, e permette il più ampio spazio per il libero gioco della scelta individuale. In questo modo anche l’economia funziona splendidamente, perchè il sistema dei prezzi liberi e gli incentivi dei profitti e delle perdite che originano dal mercato portano efficienza e ordine all’interazione “anarchica” e apparentemente caotica delle scelte libere e volontarie. Quest’ordine non è imposto con la violenza e la coercizione, ma genera spontaneamente dalle libere scelte degli individui. Un libero mercato così descritto, nella sua forma pura, non esiste oggi da nessuna parte del mondo.

Contrapponiamolo ora al sistema socialista. Cos’è il socialismo? E’ la proprietà o il controllo dei mezzi di produzione della società da parte dello Stato. In breve, è il controllo totale esercitato dall’apparato statale sui mezzi che servono agli individui per perseguire virtualmente qualsiasi fine personale. Poichè lo Stato detiene il monopolio della violenza, e si distingue da tutte le altre organizzazioni o istituzioni sociali per il continuo uso della violenza nel perseguimento dei propri obiettivi, ciò significa che il socialismo è un sistema di totale violenza coercitiva esercitata su tutti i cittadini dai governanti e dai gestori dell’apparato statale. Se noi paragoniamo il socialismo al libero mercato, possiamo vedere che il primo implica la coercitiva messa al bando da parte dello Stato di tutta la miriade di scambi volontari e mutualmente benefici che caratterizzano una società libera. Allo scambio volontario e al mutuo beneficio il socialismo sostituisce la regola della massima coercizione, della violenza, e del comando costrittivo. Non a caso il socialismo è stato esplicitamente definito come “economia di comando”.

Il socialismo, in breve, pone le vite, le fortune, e il sacro onore di ogni cittadino sotto il comando totale dello Stato e della sua elite governante. In nome della massimizzazione della libertà umana, in nome dell’eliminazione del governo di classe e dello sfruttamento dell’uomo sull’uomo, in nome addirittura dell’abolizione dello Stato, il socialismo conferisce tutto il potere allo Stato, e quindi della sua classe governante; in questo modo, il socialismo crea un governo di classe e un sistema di dispotismo e di sfruttamento dell’uomo sull’uomo tale mettere in ombra tutti gli altri sistemi. Ma cos’altro potremmo aspettarci da un sistema che mette tutto il potere nelle mani dello Stato, il più grande sterminatore, sfruttatore, parassita, rapinatore, e schiavizzatore della storia umana?

All’inizio del XX secolo queste conseguenze del nuovo sistema socialista, apparentemente così esaltante, potevano essere previste. Ma oggi, dopo quasi un secolo di esperienza, è fin troppo chiaro che la prassi socialista ha confermato le nostre analisi. Questo secolo ha visto un gran numero di regimi socialisti sparsi per il globo: quello di Stalin, di Hitler, di Mao, di Castro, e così via. E cosa ha portato in questo secolo il socialismo se non stermini di massa, disperazione, campi di concentramento, schiavitù su larga scala, penuria, e carestie?

Sfortunatamente, in Occidente nelle discussioni sul socialismo viene concesso ai socialisti di rigettare queste accuse con l’argomento che sarebbe sleale giudicare il proprio ideale sulla base di quello che hanno combinato Hitler, Stalin, o Mao, dato che questo non è il loro genere di “socialismo”. Questi socialisti non considerano socialisti quei regimi, malgrado essi rientrino perfettamente nella definizione di socialismo che abbiamo menzionato prima. Il loro socialismo, infatti, sarebbe popolato da “brave persone”, e non da quei personaggi terribili che hanno guidato i regimi socialisti di questo secolo. Ma queste scuse non sono sufficienti. L’essenza del socialismo non sta nelle specifiche persone che i socialisti vorrebbero al potere. L’essenza del socialismo è il sistema stesso: il totale potere statale sui mezzi di produzione. E se questo programma ha portato ovunque a risultati mostruosi, e se nessun bravo “umanista” è mai giunto al potere, allora forse – come dicono i marxisti – “questo non è un caso”, ma un esito inevitabile del sistema stesso. La nostra tesi è proprio questa: che la presenza di personalità come Hitler, Stalin, Mao, e tutti gli altri, rappresenta una tendenza costante del socialismo stesso. Esaminiamo brevemente le ragioni della tesi per cui chi dice Socialismo dice inevitabilmente Auschwitz e Gulag.

1) In primo luogo c’è la “legge di Rothbard”, in base alla quale chi detiene un certo potere prima o poi lo eserciterà nella sua massima estensione possibile. Se viene dato allo Stato il potere su ogni altro soggetto della società, esso sicuramente lo userà, sia per aumentare le proprie ricchezze, sia per altri scopi: dal puro gusto per l’esercizio del potere fine a se stesso, alla realizzazione di grandiosi schemi di ricostruzione sociale. Dunque, Auschwitz, Gulag, e simili.

2) In secondo luogo, c’è l’importante osservazione di Hayek contenuta nel famoso capitolo de La via della schiavitù “Perchè i peggiori arrivano in alto”. In sintesi, egli sostiene che per ogni attività sociale le persone che riescono a raggiungere i massimi livelli saranno quelle meglio dotate per quel compito, grazie alla loro abilità, al loro temperamento, o al loro entusiasmo. Il libero mercato seleziona per le posizioni di vertice le persone più abili ad innovare e quelle in grado di soddisfare i desideri della massa dei consumatori meglio e più efficientemente di chiunque altro. Il socialismo, al contrario, seleziona per le posizioni di potere le persone più adatte alle funzioni che devono esplicare: cioè burocrati addestrati ad elaborare congiure di corte e intrighi bizantini, a leccare i piedi ai superiori, e a umiliare gli inferiori; despoti e assassini avvezzi all’uso della forza e della violenza. Il mercato, in breve, seleziona i Thomas Edison, mentre il socialismo seleziona i comandanti dei campi di concentramento e i torturatori della polizia segreta.

3) In terzo luogo, poichè socialismo significa pianificazione centralizzata, qualsiasi possibilità di “revisione” democratica o di controllo e bilanciamento del potere sarà virtualmente inesistente. Dal momento che il piano è centralizzato, questo significa che a nessuno sarà permesso di interferirvi una volta che lo Stato e i suoi esperti tecnocrati hanno preso le loro decisioni. Quale pubblico o quale corpo legislativo oserà ostacolare o mettere in dubbio i piani attentamente scelti dallo Stato? Il ruolo dei votanti, sia direttamente che attraverso un parlamento, sarà strettamente plebiscitario: avranno solo la possibilità di votare Sì, per ratificare il piano deciso dai pianificatori centrali.

4) In quarto luogo, un’altra chimera dei socialisti democratici è che il socialismo garantirà le libertà civili, la libertà di parola, di stampa, di assemblea, pur mantenendo un sistema di comando e obbedienza nella sfera puramente economica. Queste sfere, tuttavia, non possono essere separate. Stalin uccise milioni di contadini non perchè fossero dissidenti politici, ma perchè opponevano resistenza all’esproprio e alla nazionalizzazione ordinata dai pianificatori sovietici.

5) In quinto luogo, come corollario, le libertà civili non possono essere mantenute sotto il socialismo per la semplice ragione che il governo, come proprietario e gestore di tutti i mezzi di produzione e di tutte le risorse, ha il potere di allocare queste risorse alle persone e agli usi che preferisce. Non ci può essere genuina libertà di parola, stampa, o assemblea se un’unica agenzia coercitiva, il governo, ha il potere esclusivo di allocare tutte le stamperie, la carta, le sale, per gli usi che preferisce.

Consideriamo, ad esempio, un comitato di pianificatori socialisti che, con tutta la buona volontà, ha il compito di assegnare le preziose e scarse stamperie, saloni, stampanti, presse, e così via. Qualcuno può immaginare che un tale comitato decida di assegnare queste risorse ad un periodico antisocialista? Infatti, dal loro punto di vista, perchè dovrebbero farlo? Come risultato, le risorse tenderanno ad essere allocate a quegli individui e a quei gruppi che godono dei favori del regime. Ecco dunque i soliti vizi della burocrazia: favoritismi, clientelismi, e scambi di favori; essi prolifereranno sotto il socialismo senza essere limitati dal sistema dei profitti e delle perdite cui sono soggetti nel libero mercato. Per questi motivi, l’unica libertà di critica in un regime socialista sarà, come in Russia e in Cina, una libertà di criticare piccoli burocrati di basso livello – specialmente quelli malvisti dall’elite governante. Ma non sarà mai permessa la critica alle fondamenta del sistema: alla classe governante, o al sistema socialista stesso. La nostra discussione sul gruppo antisocialista che chiede l’assegnazione di stamperie e carta al comitato di pianificazione dovrebbe illuminarci sul reale significato del famoso episodio del rifiuto dei pianificatori sovietici di allocare risorse per la produzione di matzohs. Il punto importante non è che l’Unione Sovietica fosse antisemita, come hanno scritto i giornali occidentali. Il punto rilevante è che è assurdo attendersi che un governo socialista che professa l’ateismo decida di allocare le sue scarse risorse in favore di un gruppo religioso minoritario. Il problema è quindi inerente al socialismo stesso.

6) In sesto luogo, abbiamo sottolineato che il governo socialista sarà l’unico allocatore delle risorse e dei beni di consumo. Dunque sarà anche l’unico datore di lavoro, l’unica fonte di occupazione nell’economia. Ciò significa che tutti nella società saranno totalmente dipendenti per la propria sussistenza dalla classe governante che gestisce l’apparato statale, essendo questa l’unica fonte di impiego o di reddito. Se anche un governo socialista permette graziosamente ai propri impiegati di cambiare occupazione o luogo di lavoro, questa rimane una concessione governativa piuttosto che un diritto umano fondamentale di ogni lavoratore: il governo, infatti, è sempre l’unico datore di lavoro. Questa orrenda dipendenza da un singolo datore di lavoro è una componente ineliminabile del sistema socialista. E’ particolarmente ironico che i socialisti che si lamentano della necessità per gli americani di dover scegliere tra centinaia di migliaia di datori di lavoro, pensino che questa asserita condizione di dipendenza possa essere rimediata confinando tutta la gente alle benevoli cure di un unico e coercitivo padrone! E’ questo il rimedio per l’alienazione?

Ancora una volta, le libertà civili non possono essere garantite in una tale società, dato che i critici e i dissidenti possono essere “spediti in Siberia”, in senso sia letterale sia figurato. Dopotutto, qualcuno deve essere pur allocato in Siberia, giusto? Chi ci andrà, allora, in pratica? I favoriti o gli individui considerati “problematici” dal regime? L’essenza del socialismo è dunque il lavoro forzato. Dove, se non sotto il socialismo, Mao poteva decidere di “superare la contraddizione tra lavoro fisico e lavoro mentale” spedendo centinaia di migliaia di studenti urbani a vivere permanentemente nella provincia di frontiera del Sinkiang – costringendoli a coltivare riso in un clima secco per il bene delle loro anime – o, per usare un termine più marxiano, a beneficio della loro “rieducazione”?

7) In settimo luogo, il socialismo coniugato con la democrazia o le libertà civili è un’illusione, dato che il governo socialista avrà necessariamente un potere totale sul processo educativo, cioè sulla scuola e sui media. La cricca al governo userà questo potere per inculcare nella popolazione soggiogata la venerazione per i propri governanti e l’entusiasmo nell’obbedire a tutti i loro comandi. Chiamalo come vuoi: “lavaggio del cervello”, “riabilitazione culturale”, o in qualsiasi altro modo, è inevitabile che i governanti che detengono un tale potere sull’educazione lo usino per questi scopi “sociali”, cioè per creare il tanto atteso Uomo Nuovo Socialista: un uomo che obbedirà e amerà i suoi governanti, e che metterà gli ordini del governo al di sopra di ogni scrupolo o considerazione personale. Speranzosamente, la natura umana è fatta in modo tale che il governo non avrà successo; ma più insisterà nel suo proposito, più la società diventerà un inferno.

8) In ottavo luogo, proprio come il lavoratore viene trattato come uno zimbello sotto il sistema socialista, allo stesso modo viene trattato il consumatore. Nel libero mercato i consumatori vengono corteggiati e lusingati dalle imprese produttrici perchè rappresentano la propria unica fonte di reddito. Tutti i termini dello scambio, dalla qualità al prezzo del prodotto, vengono decisi in modo da attrarre i consumatori per indurli a diventare clienti. Sotto il socialismo, al contrario, i redditi dei membri dello Stato e della burocrazia vengono decisi da loro stessi invece che dai consumatori. Invece di essere attirati e vezzeggiati, i consumatori vengono trattati come una fastidiosa fonte di consumo delle preziose e scarse risorse statali. Sotto il socialismo, il consumatore deve accontentarsi di malavoglia solo delle proprie magre razioni.

Il risultato di tutto questo è uno stridente contrasto negli standard e nella qualità della vita tra le nazioni socialiste e quelle non socialiste. I paesi socialisti sono invariabilmente popolati da grigie, pallide, e depresse persone che si mettono stancamente in fila per ricevere la razione personale; nei paesi occidentali non socialisti, al contrario, le persone possono allegramente fare shopping in una miriade di scintillanti negozi pieni di ogni ben di Dio. Basta paragonare la Germania Est con la Germania Ovest, o addirittura la più orientata al mercato Jugoslavia con il resto del blocco socialista dell’Europa dell’Est.

9) Non bastassero tutti questi orrori morali e sociali, il socialismo non può funzionare; mancando di un sistema di prezzi liberi, il socialismo non permette ad una moderna economia industriale neanche di realizzare i fini perseguiti dai governanti dello Stato. Una economia industriale socialista soffrirà di gravi penurie, povertà, carestie, e collassi, con conseguente morte di larga parte della sua popolazione.

La nostra conclusione è che Hitler, Stalin, Mao, e gli altri non furono in alcun modo traditori del socialismo: i loro regimi rappresentarono invece la realizzazione del socialismo. Diamo uno sguardo, ad esempio, a quello che è uno dei più mostruosi regimi del mondo d’oggi, naturalmente socialista: la Cambogia dei khmer rossi. Quando il regime socialista prese il potere in Cambogia, si ritrovò con una popolazione urbana della capitale Phnom Pehn gonfiata oltremisura dai rifugiati di guerra e da coloro che sfuggivano dai bombardamenti americani sulle campagne. Ma, essendo socialista, il nuovo regime decise di spopolare Phnon Penh con la coercizione: enormi masse di persone vennero spedite nelle campagne con vere e proprie marce della morte; alcuni vennero addirittura sbattuti fuori dagli ospedali, anche ad operazioni in corso, e costretti a marciare con gli altri fuori dalla città. Che la logica del socialismo sia quella della brutalità e della morte non poteva essere dimostrato più chiaramente.

Mi piacerebbe concludere con le parole del noto giornalista francese Jean Lacotoure, un “socialista democratico” fervente oppositore della guerra del Vietnam, il quale ha definito la nuova Cambogia socialista come “il paese più chiuso del mondo, dove si sta svolgendo la più sanguinosa rivoluzione della storia dell’umanità”. Continua Lacouture: “Il genocidio ordinario generalmente è stato commesso nei confronti di popolazioni straniere o di minoranze interne. I nuovi padroni di Phnom Pehn hanno inventato qualcosa di originale, l’autogenocidio. Dopo Auschwitz e il Gulag, credevamo che questo secolo avesse prodotto il massimo dell’orrore, ma adesso stiamo assistendo al suicidio [leggasi: omicidio] di un popolo in nome della rivoluzione; peggio: in nome del socialismo.” Lacouture descrive poi la situazione in Cambogia come quella dove “un gruppo di moderni intellettuali formatisi nel pensiero occidentale, fondamentalmente marxista con forti influenze roussoviane, pretendono di ritornare ad una mitica età dell’oro rurale. E proclamando questi ideali stanno sistematicamente massacrando, isolando, e affamando le popolazioni delle città e dei villaggi, il cui unico crimine è quello di essere nati in quei posti”. Lacouture aggiunge che i cambogiani “sono stati confinati col terrore, una delle decisioni più razionali del regime: come potrebbe infatti permettere che il mondo esterno assista a dei massacri finalizzati a far ripiombare una civiltà nella preistoria? Quando persone che parlano di marxismo arrivano a dire che un milione e mezzo o due milioni di cambogiani su sei sono sufficienti per costruire una società pura, non si può più parlare semplicemente di barbarie; quali barbari hanno mai agito in questo modo? Qui vi è solo follia.” Ma su questo punto i nobili istinti di Lacouture hanno prevalso sulla sua intelligenza. I nuovi governanti della Cambogia non sono affatto pazzi. Sono semplicemente socialisti, che cercano di creare il Nuovo Uomo Socialista secondo le proprie aspirazioni marxiano-roussoviane. Se fossero solo pazzi il loro sistema sociale non arriverebbe a tali orrori. In definitiva, la scelta per l’umanità è: o socialismo, o libertà umana. O l’uno o l’altra. Il socialismo dal volto umano è una contraddizione in termini. 

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