Cinquanta classici del pensiero libertario, di Adalberto Ravazzani

Cinquanta classici del pensiero libertario, di Adalberto Ravazzani

Il Corriere Pavese, 14 gennaio 2021

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Esistono libri che edificano e creano quel sentiero fecondo affinché la libertà sia potata nelle sue radici divine. E poi ci sono pensatori che amano talmente tanto il libero pensiero da renderlo il fine ultimo della propria esistenza. Guglielmo Piombini con la sua insuperabile opera “Cinquanta classici del pensiero liberale e libertario” (Tramedoro-Monolateral) non fa eccezione a queste caratteristiche. Piombini è una delle menti più eccelse e intelligenti del panorama culturale: editore, libraio, e studioso, è uno dei massimi divulgatori insieme a Bassani, Lottieri, Infantino e Facco, del liberismo.

Già con “Il Medioevo della libertà”, l’autore aveva spezzato la tradizionale concezione illuministica del Medioevo, basata su assunti totalmente fallaci. Il Medioevo fu un periodo che permise lo sviluppo di quelle basi per la società capitalistica, borghese e industriale. Fu un’epoca di libertà e di consapevolezza, libera dalla burocrazia statale. Le invenzioni furono altamente innovative: la bussola , la stampa, gli occhiali. E ancora: il radicalismo dei fiorenti commerci nel Basso Medioevo, il metodo di scrittura contabile della partita doppia (con Fibonacci e de Pacioli) che permette tutt’ora la duplice rilevazione (dei redditi e dei movimenti finanziari e monetari) dei fenomeni aziendali nel mastrino Dare e Avere; per non parlare della valorizzazione della figura del mercante o della Lex Mercatoria.

Con i “Cinquanta classici del pensiero liberale e libertario”, Piombini ha superato se stesso e si è inserito a pieno titolo nel pantheon degli autori che ha riportato in questa “Summa” liberale. Sono nomi immortali: pensiamo solo ad esponenti come il padre dell’economia politica, Adam Smith, Say (con la sua teoria degli sbocchi), Rand, Von Mises, Hayek, Friedman, Spencer, Bruno Leoni, Bastiat, Nozick, Zitelmann e Novak. Per non parlare di Murray N. Rothbard, già autore del libro “For a new liberty” (1973), testo chiave del mondo anarco-capitalista.

Come in un perfetto riquadro artistico, un mosaico ispirato a “La ricchezza delle nazioni” di Smith, Piombini ha valorizzato con inchiostro sagace gli scritti chiave dei filosofi e degli economisti del pensiero libertario, coloro che dovrebbero essere presi come esempio di vita e di coraggio. In un’epoca “oscura” in cui predomina il pensiero socialista e liberticida, la Scuola Austriaca, che è la linfa vitale di Piombini, permette di difendere quei valori inalienabili per una società libera. Il liberalismo è l’unica filosofia politica possibile in Occidente, una prassi che permette ricchezza, sviluppo e libertà economiche, oggi più che mai indispensabili.

Animati da questo libro, possiamo nuovamente sfidare il destino. Piombini ha dato il knockout allo statalismo e alla burocrazia. Il suo nome è inciso nel Monte Rushmore della libertà. Noi dobbiamo portare avanti questa missione senza mai perdere la speranza, edificati dalla cultura di libero mercato e dall’individualismo metodologico; elementi fondamentali per difendere la proprietà privata, l’impresa e l’homo oeconomicus dai “capricci” della pianificazione centrale.

(Il Corriere Pavese, 11/02/2021)

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